Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.
Uno stress è un evento negativo se le condizioni energetiche dell’individuo o del sistema non sono all’altezza della sfida.
Ciò che conta ai fini della crescita e del coaching è che le intensità (allenanti, o formative) siano di portata adeguata (né troppo deboli, né devastanti e impossibili da gestire), e che lo stress venga prodotto in modo consapevole (stress conscio, volontario, progettato, ingegnerizzato) e non involontariamente subito.
Lo stress deve quindi essere metabolizzato, utilizzato per crescere, progettando non solo la fase di stress ma anche e soprattutto le tecniche per il recupero psicofisico, la rielaborazione mentale dell’accaduto, e le modalità migliori di ri-generazione successiva agli stressor.
Il ciclo allenante e la sequenza allenante
La creazione di schemi motori fisici nel training manageriale e sportivo è uno degli aspetti più trascurati. Molti training manageriali diffondono concetti ma non allenano l’azione correlata alla loro messa in pratica. Non si sviluppano quindi gli schemi motori verbali e fisici, l’abitudine a parlare in un modo diverso, o a rispondere con diversi comportamenti.
L’active training o formazione esperienziale è una modalità di training in cui viene creata azione, per generare e allenare schemi motori fisici e schemi linguistici. Averli agiti in prima persona permette di poter ripescare dai propri repertori di memoria molto più rapidamente i comportamenti e le abilità, mentre la sola osservazione non lo fa.
Per ciclo allenante, quindi, non si intende solo la pratica di azioni sul piano esclusivamente muscolare o fisico. Può entrare in una sessione allenante anche la pratica di azioni verbali fisicamente poco impegnative, es: imparare a rispondere in modo diverso ad una frase che in genere ci mette in difficoltà, farlo attivamente e ripetutamente, sino alla sua assimilazione completa negli schemi verbali e comportamentali.
Le azioni che vengono praticate in modo diverso possono sbloccare gli schemi precedenti.
Rimanendo sul versante fisico, al termine del ciclo allenante (composto da stress positivo, alimentazione, e recupero/riposo), gli organi o le funzioni mentali o comunicative che hanno lavorato adeguatamente saranno più forti rispetto alla situazione di partenza.
Il lavoro allenante si basa sul principio di supercompensazione: una ricarica di energie che porta lo stato post-training ad un livello superiore rispetto allo stato pre-training. Con stimoli allenanti corretti, la ricostruzione è lievemente superiore rispetto alla distruzione.
Supercompensando le strutture messe in crisi, l’organismo si prepara ad affrontare nuove crisi simili. Questo accade nello sviluppo muscolare (prodotto da attività di forza), nell’abbronzatura (sviluppo della melanina per far fronte alla radiazione solare), nella resistenza aerobica (nella corsa, sci, etc.), e in generale in ogni utilizzo della macchina biologica umana.
Nel caso del culturismo, il funzionamento è estremamente evidente: il muscolo, messo in crisi da un esercizio intenso (stato di depletion, esaurimento), ricostruisce e supercompensa le proprie strutture per prevenire il ripetersi di un fatto analogo, quindi il volume e la forza del muscolo aumentano. Si potenziano inoltre tendini e densità ossea.
Anche in un training manageriale i principi sono gli stessi: sulla negoziazione, ad esempio, il soggetto, messo in crisi dai trainer con esercizi adeguati, raggiunge lo stato di depletion (scarica). Il debriefing (esame di quanto accaduto), la scoperta di errori compiuti e aree di miglioramento, lo studio successivo, la prova di nuovi comportamenti e schemi conversazionali più efficaci, immettono nutrimento conoscitivo, permettono di recuperare, capitalizzare l’esperienza e trovarsi più forti nelle sfide reali che si incontreranno.
Chiunque abbia frequentato palestre o svolto attività sportive sa bene che i meccanismi di crescita e supercompensazione richiedono tempo, e dopo una singola sessione non si noterà alcuna forte differenza rispetto alla precedente: solo la ripetizione nel tempo e la costanza premiano realmente.
Il lavoro serio richiede costanza.
Le condizioni affinché avvenga la crescita bioenergetica sono evidenziate nel principio seguente:
Principio 21 – Depletion, supercompensazione e condizionamento
La crescita delle energie fisiche richiede sessioni allenanti programmate tali da produrre depletion (esaurimento consapevole) e – obbligatoriamente – successivo recupero, inducendo supercompensazione (meccanismo in cui l’attività di rigenerazione supera l’attività di distruzione).
L’effetto ricercato è il condizionamento (conditioning): aumento della capacità organismica di sostenere stress e condizioni di difficoltà, capacità aumentata di resistere a stimoli di portata superiore.
Il condizionamento può essere:
- ad obiettivo generalizzato: maggiore resistenza/energia dell’intero sistema corporeo (intervento sull’economia complessiva dell’organismo);
- ad obiettivo localizzato: maggiore resistenza/energia di una specifica area o funzione (intervento sull’economia locale di un distretto fisico o cognitivo).
La supercompensazione dipende:
- dalla qualità dello stimolo allenante, sia esso basato su una singola stimolazione o invece in forma di serie allenante o “circuito allenante” (circuit training);
- dalla qualità del programma di rigenerazione, recupero e riposo, rielaborazione, tra una sessione allenante e l’altra.
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