Formare i formatori per le arti marziali e gli sport di combattimento
20 linee guida per avere allenatori e istruttori preparati
Di Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, Formatore, Sensei 8° Dan Sistema Daoshi, Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia
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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2 – Questo articolo può essere copiato e riprodotto su siti web autorizzati, previa richiesta all’autore, purché sia mantenuta la citazione come segue: Articolo a cura di Daniele Trevisani, www.studiotrevisani.it – Non sono ammesse modifiche al testo.
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Nessuno è immune dal bisogno di formazione e preparazione.
Anche – e soprattutto – allenatori, istruttori e Maestri – devono considerarsi in costante stato di apprendistato verso un punto di arrivo che – nelle arti marziali – non esiste, una via infinita di scoperte, una via a volte senza molta luce e piena di buche.
Per aiutare a fare un po’ di luce, può essere utile fare un elenco di linee guida, inquadrare quali sono alcune questioni fondamentali della preparazione degli istruttori, allenatori e Maestri:
- capacità decisionali (non dilazionare le decisioni che vanno prese, affrontare le problematiche, capire quando arriva il decision time); es: capire quando un atleta va fermato o rallentato perché a rischio di lesioni – e farlo senza tentennamenti.
- capacità di ragionamento logico; es: fare ragionare i propri allievi su quali sono i principi di una buona preparazione (costanza di allenamento, qualità dell’allenamento, concentrazione, alimentazione, etc)
- capacità di ragionamento creativo; saper inventare nuovi modi per allenarsi, più divertenti, più efficaci, o anche solo diversi dal solito.
- atteggiamenti di problem-setting (voler inquadrare i problemi veri e non accontentarsi di falsi problemi o problemi mal formulati); es: chiedersi quali sono le “radici” dei problemi anziché cercare le colpe nelle singole persone.
- saggezza decisionale; es: sapere quando arriva il momento di farsi da parte e iniziare a delegare davvero ai propri allievi migliori, farli diventare istruttori, smettere di voler essere al centro di tutto.
- distacco situazionale; saper vivere i momenti negativi come momenti e non come un dramma assoluto, far capire che un trauma passa, che le cose possono migliorare, che ci si può allenare anche senza essere campioni-
- capacità empatiche; capire lo stato d’animo dell’allievo, voler capire la persona ancora prima dell’atleta
- variabili della personalità, es.: introversione vs. estroversione; lavorare sul miglioramento della propria personalità, sui punti deboli.
- gestione emotiva; riconoscere e gestire stati emotivi normali e speciali, ad esempio far si che un atleta o praticante sia “attivato” ma non “ansioso” prima di una gara o prestazione, saperlo tranquillizzare.
10. spirito di ricerca; visitare altri stili e imparare da chi pratica stili e tecniche diverse
11. locus of control (localizzazione corretta della propria sfera di controllo e responsabilizzazione); capire dove sono i confini della propria responsabilitò
12. propensione al rischio, valutazione del rischio e atteggiamenti corretti; es: far in modo che i ragazzi e ragazze si allenino senza infortunarsi, che escano dall’allenamento integri, far usare le protezioni, e ogni accorgimento per evitare i traumi inutili dovuti a superficialità degli allievi.
13. crisis management e capacità di lavorare in stato di crisi; sapere cosa fare in caso di situazioni difficili, es, svenimenti, traumi, crisi personali, persone che diventano aggressive o altri momenti critici che possono accadere
14. capacità aumentate di apprendimento dall’esperienza (lessons learned); per ogni errore, ricavare una lezione appresa, e non solo vederlo come errore
15. capacità di autocritica, autoanalisi, spirito di umiltà; sapere di essere i primi a voler migliorare
16. capacità di rimproverare correttamente e costruttivamente, riprendere ove necessario, dare feedback; dire alle persone come stanno andando, cosa ci piace o non ci piace, avere una comunicazione aperta e sincera
17. capacità di gratificare, localizzare momenti e tempi in cui farlo; ogni praticante ha bisogno di rinforzi psicologici positivi, darli è un dovere
18. analisi situazionale e percezione aumentata; stare attenti ai dettagli senza perdere di vista l’insieme
19. rimozione di manierismi e atteggiamenti di facciata inutili, senza intaccare la cortesia e la correttezza nei rapporti. L’allenatore, istruttore o Maestro che sa farsi rispettare o sa far crescere le persone non otterrà mai questo risultato solo per quanto scritto su un diploma, ma per come riesce a dare esempio personale.
20. Credere. Credere nel valore sociale di quanto facciamo, credere fermamente nel fatto che stiamo aiutando ragazzi e ragazze a crescere, a migliorare, ad avere un senso nella vita, a riempire di significato le nostre e altrui esistenze. Senza questo, saremmo solo dei meccanici.
Per ogni profilo di formatore esistono esigenze di preparazione diversa.
È importante quindi stendere una precisa wish-list (lista dei desideri) rispetto ai tratti importanti per i profili chiave dei formatori e allenatori in cui un club o gruppo sportivo gioca la sua partita sul territorio. Sbagliare e inquadrare male questi profili professionali dal punto di vista psicologico è drammaticamente dannoso.
È fondamentale anche inquadrare immediatamente chi ha le possibilità di diventare istruttore e inserirlo in un piano di formazione-formatori, per poter contare al più presto sul suo aiuto.
Nessuno di noi da solo riuscirà mai a trascinare una montagna. Ma tanti istruttori, allenatori, e Maestri, possono cambiare le cose lavorando assieme.
La nostra prima preoccupazione deve essere il bisogno di formare dei formatori.
Questo bisogno si estende anche sul piano delle abilità relazionali in palestra, nel Dojo e fuori. Un allenatore preparato sui temi tecnici del proprio stile ma debole nelle capacità necessarie a condurre relazioni umane finisce per allontanare i praticanti, avrà poca strada avanti a se, così come un atleta fisicamente forte ma emotivamente molto fragile.
Dott. Daniele Trevisani
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Note sull’autore:
dott. Daniele Trevisani, Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching in www.studiotrevisani.it – insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione e Psicologia, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.
In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Kumite, Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.
Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano e formazione.
Veramente un bellissimo articolo : COMPLIMENTI.
Mi sento veramente sollevato sapendo che i miei istruttori sono proprio cosí…
Grazie di avermi dato l’oppportunita’ di crescere, non solo sul ring o sul tatami, ma anche leggendo e facendo un po’ di riflessione “lato insegnante”.
Grazie di nuovo.
M.
Grandissimo…………….
Sono pienamente d’accordo con te Daniele,nessuna obiezione!Osu!
Un articolo molto interessante! io sono un allenatore di karate e mi piacerebbe molto intraprendere la strada dell’insegnamento.
Grazie
non si può che condividere tutto quanto,ho avuto la fortuna di avere un sensei con queste caratteristiche e ora che lo sono diventato a mia volta non posso che impegnarmi nel cercare di seguire le sue tracce.
complimenti bell’articolo.