Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.
Lo stress allenante e la legge della supercompensazione
Il fisiologo Hans Seyle (autore del concetto di stress), nei suoi studi pionieristici sul funzionamento dell’essere umano in condizioni gravose[1], ha sviluppato la teoria della Sindrome Generale di Adattamento (General Adaptation Syndrome, GAS).
Secondo la teoria, l’organismo risponde agli stress in funzione della loro intensità, con il tentativo di fondo di trovare il modo di adattarsi agli stress, rafforzarsi strutturalmente, e rendersi più pronti ad affrontare futuri stress simili.
Offrendo una sintesi che integra fisiologia e psicologia, un meccanismo generale di risposta allo stress è il seguente:
stadio di allarme: le sollecitazioni (stressor) impattano il sistema e possono venire subite o (al contrario) possono avviarsi meccanismi di difesa;
stadio di resistenza: l’organismo si attiva al massimo per far fronte alle maggiori richieste e combatte gli stress utilizzando le energie disponibili (accesso alle fonti e riserve energetiche);
stadio di esaurimento: gli organi interessati dallo stress esauriscono le proprie energie;
stadi di recupero energetico e ripristino dei danni subiti.
La fisiologia e psicologia dell’essere umano (come in larga parte degli appartenenti al regno animale) risponde alla legge della supercompensazione: dato (1) uno stimolo allenante sufficiente, e (2) un adeguato tempo e modo di recupero (condizioni ottimali ambientali, di alimentazione, di riposo) gli organi o distretti allenati risponderanno con uno sviluppo che li porta di volta in volta a livelli leggermente superiori rispetto al punto di partenza.
Micro-crescita dopo micro-crescita, l’organismo nel complesso (o il distretto o competenza allenata) diventano più forti.
Una sessione allenante, a differenza di uno stress subito involontariamente, si pone l’obiettivo di ingegnerizzare tipo ed intensità di stress e stimoli, affinché la supercompensazione accada e potenzi le aree lavorate (fisiche o mentali). Ingegnerizzare lo stimolo significa progettare intensità e recupero.
Gli incrementi di sessione in sessione sono minimali, ma nel medio e lungo periodo, sessione dopo sessione, gli effetti diventano cumulativi ed enormi.
Il corpo sottoposto a stress allenante (di portata affrontabile) migliora le proprie difese nelle strutture e funzioni interessate, che possono essere muscolari, respiratorie, articolari, aerobiche, anaerobiche, di coordinamento
Anche la mente, sottoposta a training di intensità adeguata, reagisce aumentando le proprie capacità cognitive, le connessioni neurali, gli schemi concettuali e gli schemi motori che permetteranno di fronteggiare lo stesso tipo di sfida o stress simili in futuro.
[1] Vedi: Selye, H. (1956), The Stress of Life, McGraw-Hill, New York.
Selye, H. (1976), Stress in health and disease, Butterworth, Reading, MA.
Selye, H. (1982), History and present status of the stress concept, in L. Goldberger, S. Breznitz (Eds.), Handbook of Stress: Theoretical and Clinical Aspects, The Free Press, New York.
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