© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.
Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, Franco Angeli editore, Milano.
Il dramma del Divario Fondamentale apre una grave problema di consapevolezza (e inconsapevolezza) su cosa sia necessario cambiare. Infatti, senza una visione chiara – guidando con un parabrezza completamente appannato – rischiamo di andare contro un ostacolo. Se poi i nostri sensi sono annebbiati, il rischio è ancora più grave. Nessuno – nei percorsi educativi classici (scuola, università) – aiuta seriamente le persone a fare focusing, depurarsi da credenze dominanti, cercare e creare un proprio percorso.
Parabrezza oscurati e alcool nel sangue non sono nulla rispetto alla mancanza di autocoscienza media su cosa e come sia necessario cambiare per migliorare se stessi e gli altri. Nelle aziende questo non è diverso, ma anzi peggiora. Ma come sviluppare autocoscienza e uscire dalle oscurità?
Una delle possibili strade è la comparazione tra diversi livelli di immagine percettiva. In un sistema d’immagine corretto, le diverse immagini da latenti diventano consapevoli, gli autoinganni si riducono e la realtà si fa più chiara.
Lo schema seguente espone cinque tipi di identità/immagini diverse (da noi identificati in ALM31), che producono un sistema di distanze a vari livelli.
Le tipologie di identità/immagine da noi identificate sono presenti sia nel singolo individuo che nella sfera aziendale:
Immagini/identità a livello individuale |
Come sono realmente io, quali sono i miei veri pregi, i miei difetti, le mie abilità, le mie lacune, le mie dissonanze, come e cosa comunico realmente. |
Come io vedo me stesso, come penso di essere, come penso di comunicare, quali sono i pregi, difetti, abilità e lacune che credo di avere (“credo”, non necessariamente ho). |
Come vorrei essere, come vorrei comunicare, quali sono i miei desideri di abilità e competenze, gli atteggiamenti e punti di forza che vorrei possedere. |
Come penso gli altri mi vedano; come credo di essere visto dagli altri (credenza soggettiva, non dati di fatto). |
Come gli altri mi vedono veramente, come valutano la mia comunicazione, il mio modo di essere, i miei comportamenti, atteggiamenti, abilità e lacune. |
Una costante ricerca dei divari di percezione consente di vedere la realtà meglio rispetto all’angolazione unica.
Occorre enorme umiltà per sottoporsi al giudizio altrui senza sentirsi automaticamente aggrediti, ma utilizzandolo come feedback. Se un amico ci dice onestamente qualcosa su di noi che “fa male”, non è il caso di prendersela con l’amico, ma di valutare se abbia o meno colto qualcosa che merita approfondimento. Andare alla ricerca di una completa realtà oggettiva è probabilmente utopico, ma depurarsi da false rappresentazioni di sé (o della propria organizzazione) è invece possibile, riducendo il margine di distorsione.
1 Vedi ALM3: Trevisani D. (2003), Comportamento d’acquisto e comunicazione strategica, FrancoAngeli, Milano.
_____________________
©Copyright. Vietata la copia o riproduzione non autorizzata. Per contatti. Altri approfondimenti sul volume sono disponibili alla sezione dedicata alla Psicologia, Formazione e Coaching sul sito Studiotrevisani e sul blog Formazione Aziendale, risorse per la Formazione e Risorse Umane.
Un commento su “I diversi tipi di immagine di sé (self-image) e le distorsioni percettive”
I commenti sono chiusi.