DaoShi® e senso della missione: essere veri formatori nella Kickboxing ed MMA puntando al Potenziale Umano

Riprendo l’articolo pubblicato da “La Nuova Ferrara” che testimonia i risultati di tanto sforzo e impegno di tutti. Volevo raccontare qualche aneddoto. Per far capire qualcosa a chi sta seguendo i nostri sforzi, atleti e coach prima di tutto.

Lo spirito del DaoSi® Bushido (o “la via del Maestro”, il sistema che ho brevettato e sto portando avanti, centrato sul Potenziale Umano e sulle tecniche di psicologia scientifica e militare) si concretizza nella capacità di formare trainer, allenatori, coach, ancora prima che nel risultato degli atleti. E’ una sfida non da poco. Non è facile nè automatico saper insegnare o saper formare le persone nel loro pieno potenziale.

Sto usando lo stesso metodo nel preparare Ufficiali nell’Esercito. Quando lo Stato Maggiore della Difesa affida ad un professionista la formazione di propri ufficiali prima che partano in missione, credo che questo sia un riconoscimento che vale più di ogni carta e attestato formale. Se poi – come mi è accaduto – devo arrivare a formare Generali e alti ufficiali  prima che partano in missione per l’estero (e non in una accademia teorica), questo oltre che essere un onore diventa una responsabilità fondamentale verso il Paese e verso le migliaia di persone che avranno benefici da quello che potrò insegnare loro. Sulla vita delle persone non si scherza.

Lo stesso vale nel nostro sport.

Un atleta può eccellere o perdere, non importa, ciò che conta è che abbia continuità. Ciò che conta è che sappia di poter contare su un Maestro, su dei Trainer, su un gruppo, su dei Coach che fanno il massimo affinchè egli si possa esprimere.

La persona, per noi, viene prima dell’atleta. Questo è il nostro credo. La Formazione di un atleta è qualcosa che non finisce dopo la doccia, ma tocca tutta la sua vita.

Come Daoshi® Sensei per me è un orgoglio non solo aver contribuito alla preparazione dei ragazzi direttamente (ma credetemi, in piccola parte, i veri protagonisti sono stati i loro coach e Maestri), ma soprattutto avere dato una responsabilità dirigenziale così importante al Maestro Alfonso De Vito, quella di dirigere il team agonistico della Kick e di collaborare con il Maestro Paolo Gherardi (che non smetto di ringraziare per l’enorme sforzo e bravura), e vederlo portare una squadra al successo…

Mi sia permessa qualche immagine visiva…

… la storia non si cancella… conservo le foto nelle quali ero allievo del Maestro Branchini (allievo tra i prediletti, devo dire… visto che mi faceva fare tutte le esibizioni in discoteca, decine e decine, oltre alle gare, assieme agli amici Stefano Pola e Davide Navarra, e Pacchiella, Sergio Aironi, una vera “vecchia guardia”, e non erano certo “morbidi”, garantisco)… ricordo ancora quando Giorgio mi diede la sua Lancia Thema per andare ad uno stage perchè voleva che facessi bella figura quando arrivavamo nel parcheggio del palazzetto (avevo una Dyane senza riscaldamento a quel tempo…)…Giorgio Branchini aveva tanti difetti ma un cuore più grande di lui e lo si vedeva anche in questi dettagli…

… poi ricordo la mia esperienza negli USA a combattere nei tornei da solo, senza un coach all’angolo, con campioni di ogni disciplina, sono esperienze che ti forgiano e se non trovi le risorse dentro quando non hai nessuno ad aiutarti, non le troverai mai… e ricordo ancora il mio club in Florida, di ragazzi cubani partiti dal Taekwondo che istruivo nel Full Contact, e non mi volevano lasciare tornare in Italia, ho imparato lo spagnolo con loro sul tatami di una palestra piccola e sudata… ricordi indimenticabili…

…poi ricordo gli anni dei primi corsi che ho avviato a Ferrara e in provincia, aver portato la Kickboxing a Portomaggiore, ad Argenta, a Mirabello, e li aver visto partire con me circa 20 anni fa Alfonso (non ricordo neanche davvero quanti aveva, ma non aveva ancora la patente…) e vederlo sbattersi ogni giorno, e piano piano lasciargli tenere piccoli pezzi di lezione, poi intere lezioni, poi un suo corso… per non dire tutto quello che ha fatto da solo e senza il mio aiuto con enorme autonomia (ci vorrebbe un libro ma qui non ho tempo adesso)… e adesso vederlo maturo al punto di gestire un intero team agonistico e portarlo a risultati importanti (l’ha già fatto tante volte nel club precedente, ma stavolta è una storia nuova e molto diversa… ). Le  sue qualità di preparatore e trascinatore, e la sua grinta sono stati fattori determinanti. E la sua serietà fondamentale.

E queste sono le cose che un Maestro deve trasmettere. Esiste un termine scientifico che voglio condividere, la “trasmissione memetica” (riproduzione delle tracce mentali da persona a persone) – è il fulcro dell’insegnamento. i Memi, o tracce mentali, sono l’equivalente dei Geni (e della genetica) in una analisi applicata sul piano del pensiero e della trasmissione di valori e comportamenti da generazione a generazione, da formatore ad allievo. Un Maestro vero deve soprattutto diffondere e trasmettere Memi sani e riconoscere ed espellere Memi sbagliati, dannosi, e pericolosi per la crescita di un atleta e di una persona.

Noi siamo mortali ma non il nostro spirito e non i nostri insegnamenti.

Forse un pezzo di quello che è Alfonso oggi viene da quello che sono riuscito a trasmettergli all’inizio, e forse un pezzo di quello che saranno i nostri ragazzi di oggi, tra 20 anni, sarà venuto fuori da qualche brano di lezione che stiamo tenendo oggi. Questo tramandarsi tra generazioni non è tanto di “sterili tecniche” ma di un modo di essere…. un modo di Saper Essere persone d’onore ancora prima che Saper Fare a tirare pugni o calci…

Saper Essere e Saper Fare sono due cose diverse.

E non dimentichiamo il ruolo fondamentale del nostro grandissimo Coach Andrea Forlani, gettato nella mischia del coaching e subito arrivato al succeso 2 volte di fila (giuro… porta fortuna averlo all’angolo… chi vuole prenotarsi dovrà mettersi in coda)… il suo lavoro certosino, ogni mercoledì, per preparare i ragazzi sul piano psicomotorio e della preparazione alla forza veloce e alla resistenza è stato grande.. con l’aiuto di Cristiano e di Nicola… e Andrea è tra l’altro un Preparatore Atletico ipercertificato, dirige una palestra come Direttore Tecnico, ha oltre15 anni di esperienza nell’allenare la crescita muscolare e psicomotoria delle persone, e questo vuol dire molto. Non sto a citare tanto, ma Cristiano e Nicola con il loro contributo di assistenti li porterà certamente verso la strada del diventare coach e Maestri. Ne sono sicuro.

Il mio ruolo, da vecchio Maestro (— vecchio anagraficamente… ma non nello spirito), è quello di Sensei , di Daoshi e di Ronin (e spiegheremo alla prossima puntata cosa vuol dire, e da dove derivano questi termini)— e non tanto di spaccasassi che deve essere più forte degli altri… il ruolo di un Maestro credo si inquadri nel coltivare nel potenziale umano, lasciare spazio agli altri, individuare gli High Potentials (i ragazzi con un potenziale e volontà) e portarli sulla strada maestra dello sport come faro di una vita sana.

Noi siamo li per farli diventare tutto quello che possono diventare nella vita o almeno essergli a fianco per qualche tratto di questo viaggio.

Dopo ahime 40 anni di agonismo iniziati nel calcio, nella pallavolo, e 25 dei quali trascorsi nelle arti marziali, lasciare un segno per me si misura nel numero di coach, trainer e Maestri che riuscirò a formare finchè avrò respiro, e nel loro spessore umano ancora prima che sportivo. Questa è la mia sfida.

Un saluto da Daniele Trevisani, e gustatevi l’articolo:

(tratto da http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/archivio/lanuovaferrara/2010/04/13/US5PO_US504.html)

Fighters Team verso le finali assolute

la Nuova Ferrara — 13 aprile 2010   pagina 53   sezione: SPORT

FERRARA. Domenica scorsa si è svolta a Selvazzano, in provincia di Padova, la penultima tappa del campionato italiano di kick boxing per le federazioni Iaksa-Iska-Wka. La Fighters Team-Zio Kick di Ferrara si è presentata all’appuntamento diretta dai maestri Paolo Gherardi, Mauro de Marchi e Thomas Civolani, pronta come sempre. Ed i risultati infatti non si sono fatti attendere.  Dapprima Giulia Carino ha trionfato nella sua categoria di light contact seniores, per poi vincere un argento nella categoria di peso superiore, arrivando così a concorrere seriamente per il titolo italiano alle finali assolute di Roma.  Poi, i principianti del light contact, nella categoria -70kg, hanno portato a casa il quinto posto di Lorenzo Farinelli, il secondo di Nicola Massari e il primo di Giuseppina Scicchitano. Federica Stella ha invece vinto il bronzo nel light contact -60kg.  Nel settore del kick light, capitanato dal maestro Alfonso De Vito, ottimi i risultati di Nicola Ferrari (bronzo nei pesi leggeri) e Cristiano Zucco che è giunto primo nel -85kg.  Peccato invece per Niky Riccardi, che è stato beffato nella kick light dalla pressione di dover ben figurare e nel light contact da un verdetto arbitrale discutibile. Di conseguenza Riccardi si è fermato ai quarti di finale in entrambe le specialità. L’atleta di Occhiobello rimane comunque in testa nelle classifiche di categoria.  A concludere la spedizione ferrarese è stato Sergio de Marchi, che ha prevalso nuovamente nella categoria -85kg di light contact seniores aggiudicandosi l’oro. Tutti gli atleti del gruppo hanno voluto dedicare il loro risultato all’amico e neodiplomato allenatore cintura nera Iº dan Achille Di Giuseppe.  Grande soddisfazione quindi per la Fighters Team-Zio Kick, che dimostra ancora una volta di viaggiare ad alti livelli nazionali e che può presentarsi fiduciosa alle finali assolute di Roma che sono state messe in calendario il 16 maggio.
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Grandi atleti nel Trofeo Nazionale IAKSA di Kickboxing 2010

I successi vanno ricordati. E anche l’impegno dei ragazzi che hanno lottato e si sono preparati sudando.

Riprendiamo l’articolo della Nuova Ferrara che racconta i risultati dei 5 ragazzi del team DaoShi®  MMA Fighting System che hanno combattutto nel Trofeo Nazionale IAKSA di Ferrara con i colori del Fighters Team, un team di grandi allievi, nei quali i ragazzi del DaoShi® ha contribuito ricevendo dalla Fighters team supporto, professionalità, una cornice e una organizzazione eccezionali, e uno spirito di squadra importante, un lavoro dietro alla quale si colloca il lavoro fondamentale del Maestro Paolo Gherardi, vicepresidente IAKSA e Presidente Fighters Team (vedi http://www.fightersteam.it/). L’oro di Nicola Ferrari e l’oro di Ikbal Tohami sono solo la punta di un iceberg fatto di duro lavoro.

Complimenti a Paolo Gherardi per l’organizzazione dell’evento, alla Fighters Team e ai suoi dirigenti e organizzatori, ai combattenti del gruppo Daoshi® preparati dal Maestro De Vito (Daoshi® Certified Master Coach), al supporto del Daoshi® Certified Coach Andrea Forlani e al lavoro di preparazione dietro le quinte svolto dal Daoshi® Sensei Dr. Daniele Trevisani. In particolare nello spirito del Daoshi (votato alla creazione di istruttori, coach e Maestri), l’evento ha assunto la maggiore importanza non tanto negli ori vinti, quanto nel debutto di Andrea Forlani come Coach operativo all’angolo (coronato da un successo) e dalla continuità dimostrata dal Maestro De Vito nel portare ragazzi sui tatami d’Italia con abnegazione e passione.

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Articolo originale – la Nuova Ferrara — 09 aprile 2010   pagina 40   sezione: SPORT – fonte http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara?query=fighters&view=locali.la+Nuova+Ferrara

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FERRARA. Si è svolta nei giorni scorsi al centro sportivo Kleb di via Liuzzo, la tappa ferrarese del campionato italiano di kick boxing e karate per le federazioni Iaksa-Iska-Wka e Wfc. Una manifestazione molto partecipata e organizzata dai maestri Mauro de Marchi e Paolo Gherardi.  Gli atleti della Fighters Team/Zio Kick hanno come sempre dominato la scena: iniziando con gli esordienti Mattia Scita e Lorenzo Farinelli, atleti alla prima esperienza in gara che hanno conquistato due ori. Poi Nicola Massari e Stefano Bigoni che hanno ottenuto la medaglia di bronzo. Il settore femminile si è aggiudicato il bronzo con Eleonora Nazzaro, quindi sono giunti i primi posti di Giuseppina Scicchitano, Federica Stella e Giulia Carino che, con questa vittoria, si piazza al secondo posto nel ranking nazionale.  Altre grandi soddisfazioni per gli atleti seniores, con l’oro di Nicola Ferrari nella kick light, il bronzo di Pierluigi Marani nel light contact, gli argenti di Sergei Turcan nella kick light e di Fabio Pozzati nei pesi massimi del light contact e l’oro di Ikbal Tohami nel light contact -80kg. Infine, i “campionissimi” del gruppo non hanno voluto essere da meno: Niki Riccardi ha trionfato nella kick light volando in testa alla classifica nazionale, mentre Sergio de Marchi ha vinto la categoria -85kg di light contact seniores. In serata sono stati attribuiti i trofei dedicati alla memoria di Daniele Sassoli e Gilberto Antolini.  Molto successo ha avuto anche la novità del momento: per la prima volta si è svolto il campionato nazionale della nuova disciplina “Uguale od Opposto”, recentemente ammessa alla FederScherma come disciplina aggregata. Nata proprio a Ferrara, ideata da Mattia Micai, ha preso piede in pochi anni espandendosi in varie zone d’Italia e anche in qualche zona degli Stati Uniti.  La manifestazione ha avuto anche un momento riservato alla solidarietà con 2 iniziative: una nazionale, con la partecipazione dell’Ado (assistenza domiciliare oncologica) che per l’occasione ha venduto le magliette dedicate all’evento, e una internazionale con la raccolta di kimoni nuovi e usati per un orfanotrofio della Moldavia (oltre 100 kimoni raccolti).

La competizione tra modalità di acquisto. Scelte di fondo del consumatore

Copyright, Articolo a cura di Daniele Trevisani, Studio Trevisani Communication Research

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La Way of Buying Competition riguarda non tanto la scelta tra prodotti quanto la modalità di acquistarli.

Le applicazioni sono numerose.

Per la Grande Distribuzione, significa pensare al concetto stesso di cosa significa la parola stessa “distribuire” e alle distorsioni che possono nascere se pensiamo che sia sufficente limitarsi a focalizzare il prodotto (che il cliente può trovare quasi ovunque, oramai) anzichè prodursi in una ricerca su come fare una differenza distintiva sulla componente intangibile di servizio.

Anche per chi vende servizi in cui il prodotto non è tangibile il problema non è da meno . Immaginiamo una agenzia immobiliare in cui la parte del servizio consulenziale consiste nell’aiutare a trovare la casa adeguata, una capacità consulenziale di fatto umana, e intangibile sinchè non ci abiteremo davvero.

Che si tratti di prodotti, o di servizi, dobbiamo porci il problema di ampliare la gamma di modalità di offerta, pensando ad alternative quali gli Shop in the Shop, in grado di soddisfare i clienti che cercano specializzazione, così come l’acquisto virtuale (per gli amanti delle tecnologie), la navigazione di prodotti in 3D, la customizzazione o tailoring di prodotti via siti web, l’acquisto assistito (per chi necessita di assistenza), e l’acquisto amplificato (es, acquisto il nuovo TV supertecnologico + un servizio che mi installi il TV e faccia funzionare tutto quanto ad esso era prima collegato, in modo da togliermi l’ansia di dover configurare da solo 4-5 apparati diversi che non capisco).

Tutte queste modalità possono convergere all’interno di uno stesso Brand che riesce ad armonizzarle, mettendo le persone di fronte ad un unico fornitore di soluzioni (Solutions Selling) che usi una multimodalità o multicanalità di possibilità di approccio, anzichè considerarsi un fornitore di prodotti standardizzabile.

Essere “fornitore di soluzioni”, anzichè distributore di prodotti, è una differenza sottile ma concettualmente molto forte.

Espongo questo piccolo contributo da un mio volume ora esaurito “Comportamento d’acquisto e comunicazione strategica” edito da Franco Angeli, (chi desidera il capitolo originale lo invio volentieri via mail a chi ne fa richiesta – per il mio indirizzo mail ricordo che è visibile presso il sito www.studiotrevisani.it in basso, come immagine gif)

Scelte di fondo e filosofia d’acquisto

Per molti beni e servizi il consumatore oggi può scegliere la modalità di acquisto. Questo produce una maggiore gamma di concorrenza, amplia le scelte, e crea da un lato maggiore libertà, ma dall’altro maggiore confusione, maggior tempo necessario ad orientarsi. In molte scelte di mercato il cliente deve oggi porsi diverse domande:

• La concorrenza tra prodotti e marchi: brand competition. Esempio: voglio una bibita, scelgo una Pepsi o una Coca?

• La concorrenza tra luoghi di acquisto: point-of-sale competition. Esempio: ho già deciso di acquistare un computer portatile marcato XYZ, ma devo scegliere se comprarlo presso il negozio informatico all’angolo, o in un grande ipermercato, considerando fattori quali le distanze dalla mia abitazione, i prezzi dei diversi punti vendita, le garanzie e numerosi altri elementi.

• La concorrenza tra modalità di acquisto: way-of-buying competition. Esempio: voglio dedicare un pomeriggio allo shopping. Andrò al mercato o in un grande centro commerciale? Questo stato di concorrenza riguarda il tipo di relazione di acquisto e di esperienza di acquisto ricercata.

Fig. 6 – Analisi del comportamento di acquisto in funzione delle modalità

In termini di way-of-buying, per molti beni siamo di fronte alla possibilità di compiere l’acquisto in luoghi diversi: dal supermercato al mercatino locale, dall’acquisto in un sito di e-commerce alla visita diretta presso il produttore.

La concorrenza in questo stadio riguarda prevalentemente i vissuti d’acquisto (relational competition).

È basata sulle relazioni umane, sul modo desiderato di vivere il tempo, sulla natura delle relazioni personali che desidero avere durante l’esperienza stessa di acquisto.

Nel caso della concorrenza sul way-of-buying, entrano in gioco elementi altamente personali, quali:

• Il bisogno di informazione: quale grado di assistenza desidero nell’acquisto? Sono completamente autonomo e dispongo di tutti gli elementi per scegliere correttamente, oppure vorrei disporre di un consulente che mi aiuti e guidi nel momento di acquisto, dandomi informazioni e consigli? Se sono in un negozio di scarpe sportive, il commesso è in grado di aiutarmi a scegliere il modello che tecnicamente si adatta al mio bisogno? Es: corro sullo sterrato, a velocità medio-alte, pesando 80kg – qual è la scarpa adatta per me? Una qualsiasi? No. Il commesso sa diventare consulente? Ma sa anche capire se in quel momento desidero assistenza o preferisco fare da solo? Sa percepire il cliente? Possiede abilità di diagnosi relazionale istantanea, abilità di customer perception?

• Lo scenario e l’ambiente: ciò che contorna l’atto di acquisto stesso. Ad esempio, acquistare abbigliamento per Andrea non è equivalente ad “approvvigionarsi”, ad Andrea piace fare acquisti in piazza, ama il centro storico e il passeggio, desidera incontrare persone, vedere e farsi vedere. Paola invece non sopporta l’esibizionismo d’acquisto (fare “shopping in centro”, per lei, è un’ostentazione insopportabile), preferisce un negozio specializzato in un grande centro commerciale, dove l’elemento fondamentale sia il prezzo ridotto e la gamma ampia. Paola non fa shopping. Paola si rifornisce di ciò che le serve.

• L’elemento umano e socializzante: le persone che voglio o non voglio incontrare durante l’acquisto. Preferisco un acquisto che mi permetta anche di dialogare e socializzare con un venditore/consulente, oppure preferisco non avere alcuna interazione sociale – o il minimo possibile – durante l’acquisto? Preferisco fare un ordine su un sito web o catalogo postale, o mi piace la possibilità di vivere relazioni sociali? Voglio essere “lasciato in pace”, o voglio essere “coccolato, curato e custodito”?

Ad ogni scelta si associano concezioni della vita specifiche. La concezione della vita (Weltanschauung) è un concetto cardine dell’antropologia culturale, e si riferisce al modo di concepire se stessi, gli altri, l’ambiente che ci circonda. L’antropologia di marketing deve quindi considerare come centrale anche il modo di acquistare (way-of-buying), e le valenze culturali che vi si associano.

In altre parole, per essere distintivi non occorre solo variare la gamma dei prodotti ma la gamma delle modalità di acquito. Questo richiede alle imprese uno sforzo di analisi di scenario volto a capire come variano le attese dei clienti su questo momento fondamentale della vita di ogni giorno.

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• Articolo a cura di Studio Trevisani – www.studiotrevisani.it – Consulenza di Direzione in Comunicazione, Marketing e Management • Fonte: Daniele Trevisani ” Comportamento d’Acquisto e Comunicazione Strategica: Dall’analisi del Consumer Behavior alla progettazione comunicativa “. Franco Angeli editore.

Un grande team, grandi coach, grandi atleti

Gara Nazionale di Kickboxing a Ferrara, 2 ori, altri argenti e bronzi, non facciamo l’elenco. Abbiamo avuto ottimi risultati ma non è questo che conta davvero.

Una gara è prima di tutto contro le proprie limitazioni e le paure ataviche che ci portiamo dentro… la preparazione, il lavoro allenante, serve a riconoscerle e a scioglerle… chi non combatte – sia anche solo un semplice sparring infrasettimanale –  non conosce se stesso fino in fondo, non contatta le proprie paure, le lascia galleggiare nel cervello e prima o poi ci dovrà fare i conti…

Raramente capita che alle prime gare si ottengano risultati di questo tipo, credo sia soprattutto una questione della motivazione e dell’impegno dei coach, Alfonso come Maestro e la sua determinazione a portare i ragazzi in gara.

Per non parlare del lavoro quotidiano di Andrea il mercoledì a far sgobbare i ragazzi sui Pao, poter contare sull’aiuto di Cristiano e di Nicola, coach giovanissimi, e sapere che c’è un altro Maestro che si preoccupa di far fare ai ragazzi esperienze che li facciano crescere come persone ancora prima che come atleti (con tutti i miei difetti), e…  tutto il resto sono balle…

Sugli atleti, non mi voglio esprimere adesso, solo dire che non importa vincere o perdere ma sentirsi vivi, allenarsi, e i risultati prima o poi arrivano, ma il primo risultato vero è essere sulla via giusta nella vita, anche qui… il resto sono balle.

Training in the wild, Lans

Kickboxing training in the wild, Lans, Osterreich – Austria

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=MojsrUzH888]

an aspect of Daoshi martial kickboxing training philosophy is (in the words of the founder)

…training everywhere, anytime, in any weather, alone or with someone, but train.. find an inner mission, find motivation, pay respect to some god, or some value you have, and than go…

Daniele Trevisani

Autoefficacia e resilienza: trovare in sè le risorse, e sapersi rialzare

Estratti sul tema “Autoefficacia e Resilienza” dal volume “Il Potenziale Umano di Daniele Trevisani,Studio Trevisani, Franco Angeli editore, Copyright

Senso di autoefficacia

Se credo di poterlo fare,

acquisirò sicuramente la capacità di farlo,

anche se all’inizio non dovessi averla

Mahatma Gandhi

L’autoefficacia è un concetto che fa riferimento al “senso delle proprie possibilità”. La coscienza di ciò che è veramente nella sfera delle nostre possibilità e quello che non lo è in un certo momento, ci permette di fare letture corrette della situazione e dei compiti che ci attendono, senza cadere vittima di demoralizzazione precoce o inutile.

Bandura[1], sviluppatore del concetto sul piano scientifico, considera che l’autoefficacia percepita sia un insieme di credenze che le persone possiedono rispetto alle loro capacità di produrre livelli designati di performance specifiche (non generali), esercitare influenza sugli eventi e sulle proprie vite.

Include, inoltre, l’atteggiamento positivo verso la capacità di raccogliere sfide o porsi nuove sfide.

Nel nostro metodo, riteniamo che l’autoefficacia dipenda largamente dall’autostima ma anche dalla consapevolezza corretta, non distorta, dei repertori di esperienze e competenze possedute e di ciò che con quei repertori possiamo fare. Spesso queste possibilità sono enormi e inesplorate.

L’autoefficacia produce il fatto di non abbandonare di fronte a punti d’arresto, perseverare (resilienza),  lavorando per ottimizzare i propri progetti, consapevoli della forza intrinseca che essi possono avere.

Come evidenziato in un articolo del Wall Street Journal, in un brano dal titolo illuminante: “Se all’inizio non hai successo, sei in una azienda eccellente”, i veri successi sono spesso preceduti da dinieghi o porte chiuse[2].

Tra i casi citati: il libro di J. K. Rowling rifiutato da 12 editori prima che una piccola casa editrice londinese lo pubblicasse come “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, un successo mondiale. La Decca Records che, in uno dei primi provini dei Beatles, disse “non ci piace il loro suono”. Walt Disney fu licenziato da un editor di un giornale, dicendo che egli “mancava di immaginazione.” Michael Jordan (il più grande giocatore di basket della storia) non venne considerato da ragazzino all’altezza del team di basket della sua scuola superiore.

Senza una sana dose di autoefficacia e di resilienza, queste persone avrebbero abbandonato la propria strada.

L’autoefficacia richiede la consapevolezza dei propri strumenti operativi (tools funzionali) e dei propri strumenti analitici e conoscitivi di base (meta-strumenti). Sapere di poter imparare vale più della conoscenza in sé.

Se diminuisce la percezione di disporre di tali strumenti, prevalgono atteggiamenti di rinuncia, la continua richiesta di aiuto anche su ciò che è invece nel nostro campo di fattibilità, l’immagine di “non essere ancora pronto per…”, o il sentimento negativo “non fa per me, e non ci posso nemmeno provare, o prepararmi per…”.

L’autoefficacia richiede un certo grado di accettazione ragionata del rischio e la consapevolezza che – per molti task – non è indispensabile la perfezione prima di poter passare all’azione. Spesso è sufficiente una dose di comprensione (attuale o potenziale) della materia, un buon spirito di adattamento e una buona capacità generale di problem solving, per poter affrontare larga parte dei problemi o sfide manageriali, sportive, o personali.

La consapevolezza delle proprie meta-competenze è un punto basilare.

Non è necessario avere già fatto qualcosa per sentire di poterlo fare, ma è indispensabile avere coscienza della propria capacità di generare soluzioni, di analizzare problemi, di comprendere dinamiche, e sapere di poter apprendere. Questi meta-fattori aiutano ad accettare anche sfide e compiti sui quali non esiste ancora esperienza specifica diretta o consolidata.

L’autoefficacia non deve diventare sensazione di onnipotenza o delirio, va dovutamente bilanciata con la saggezza e senso pratico, ma questi ancoraggi al realismo non devono impedire di perseguire un sogno difficile che abbia qualche probabilità di successo. La paura di fallire o incontrare difficoltà non deve fermare aspirazioni giuste e sogni sfidanti.

Il caso di un docente cui viene chiesto di fare una lezione su temi non esattamente pertinenti alla propria formazione, ma vicini, è un esempio concreto. La flessibilità mentale è un fattore vincente.

Un docente che insegna statistica ed ha basso livello di autoefficacia non accetterà di insegnare una materia come la Qualità Totale (trovandovi molte differenze rispetto alla propria), mentre al contrario sarebbe assolutamente fattibile. Tale materia è ampiamente basata su metodi statistici. Aumentando l’autoefficacia, la stessa persona potrà lanciarsi verso l’insegnamento di Qualità Totale, ma anche altro, es.: Metodi di Ricerca, sapendo di avere sia una buona base e soprattutto le capacità di apprendimento che servono per poter acquisire ciò che manca.

In sostanza, quel docente conosce già almeno il 90% di un possibile programma, e sa che potrà apprendere il rimanente 10% con poco sforzo. Un individuo con bassa autoefficacia si concentrerà sul 10% da apprendere e sul come apprenderlo, un individuo con bassa autoefficacia lo vedrà come “quel 10% che manca, per cui non si può fare”. Una differenza notevole!

Lo stesso vale per un istruttore di karatè cui viene richiesto di insegnare difesa personale. Un istruttore con alto livello di autoefficacia capirà immediatamente che le sue skill di base sono ampiamente sufficienti ad insegnare a qualcuno come difendersi, e se percepisce una lacuna nel suo set di conoscenze si adopererà per colmarla. Un istruttore con basso livello di autoefficacia coglierà ogni possibile “scusa” per non farlo: “non è la mia materia”, “non so come si faccia”, “non sono preparato” etc.

Un’alta autoefficacia è basata sull’orientamento a cogliere, in ogni sfida, ciò che è fattibile, ciò che è realizzabile o quantomeno tentabile, e la ricerca autonoma di strumenti per colmare le eventuali carenze.

Una bassa autoefficacia vede la dominanza di un orientamento a cogliere la parte negativa della sfida, la concentrazione prevalente sulle proprie lacune e non sulle proprie possibilità, l’assenza di sforzi per dotarsi di strumenti ulteriori che permetterebbero di sentirsi all’altezza.

Allo stesso tempo, l’autoefficacia si correla alla consapevolezza di dove, quanto e come siamo in grado di potercela fare da soli. Questo punto (indipendenza e autonomia) non deve essere confuso con una chiusura verso l’esterno e verso l’aiuto. Autoefficacia anzi significa anche capire e volere l’aiuto che serve a compiere un progetto, ma con una consapevolezza di dove realmente si colloca il confine delle proprie capacità autonome e dove è importante ricercare aiuto. Coltivare coscienza di sé è fondamentale.

Le persone che sviluppano un alto livello di autoefficacia hanno credenze positive sulle loro capacità di raggiungere i goal, accettano sfide superiori, e provano con maggiore forza e impegno a raggiungere i loro obiettivi, dando il massimo delle loro capacità.

Chi ha una alta autoefficacia, pensa, agisce e affronta una sfida come se stia per avere successo. Chi ha bassa auto efficacia intraprende la sfida dandosi per perdente dall’inizio.

Diventa essenziale per ogni coach o counselor capire a quali modelli di autoefficacia sia stata esposta una persona, quali abbia assimilato, quali siano attivi, e soprattutto se vi siano dissonanze interiori o modeling negativi da fonte genitoriale o sociale, attivi sulla persona.

Alcune domande chiave da porsi o da porre in termini di coaching:

q  Che desideri stai frenando per colpa di competenze che ti mancano?

q  In quali campi ti senti efficace e in quali meno?

q  Guardandoti indietro, cosa tenteresti adesso? Quali progetti, idee o ambizioni hai frenato perché non ti consideravi all’altezza?

q  Guardando avanti, cosa ti darebbe soddisfazione, cosa vorresti dire di aver fatto tra 10 anni?

q  Di cosa ti pentiresti se dovessi pensare di morire senza aver fatto qualcosa cui tieni? Cosa in particolare?

q  Cosa vorresti poter dire di aver fatto di buono, la prossima settimana?

q  Facciamo un elenco di idee o progetti anche ambiziosi che ti darebbero gratificazione, sogniamo ad occhi aperti per un pò.

q  Se dovessimo pensare ad una tua giornata ideale, come sarebbe?

q  In un anno ideale, cosa faresti?

q  Quanto siamo lontani adesso da (… sentirsi bene, sentirsi felici, sentirsi gratificati, aver raggiunto i tuoi scopi, etc…), e perché secondo te?

Nell’osservare i propri ragionamenti, o quelli di un cliente, ci si potrà concentrare non solo sui contenuti, ma anche sul senso generale di possibilità, di autoefficacia, di padronanza, sulle auto-percezioni, sulle credenze che trasudano, sugli archetipi di sè che emergono, sullo spirito di avventura e ricerca, o invece di rinuncia e disfattismo che permeano la persona. Su questi sarà importante lavorare seriamente, ancor più che sui contenuti.

Principio 7 – Autoefficacia

Le energie mentali diminuiscono o si esauriscono quando:

  • l’individuo non è consapevole delle proprie potenzialità reali;
  • l’individuo non è consapevole di come le proprie meta-competenze possano trasformarsi in competenze applicative su nuovi compiti;
  • l’individuo coglie prevalentemente gli aspetti di difficoltà di una sfida e non quelli di fattibilità;
  • l’individuo non si attiva in una ricerca autonoma di strumenti per colmare i propri gaps percepiti;
  • l’individuo sviluppa eccessiva dipendenza sugli altri per portare a termine un compito e non sa contare sulle proprie forze interiori, o percepirle correttamente.

Le energie mentali aumentano quando:

  • l’individuo prende coscienza delle proprie potenzialità, sia teoriche, che per prova diretta;
  • l’individuo prende coscienza delle proprie meta-competenze e della possibilità di tradurle in competenze applicative in campi nuovi;
  • l’individuo tiene in considerazione i margini di fattibilità di una sfida e non solo quelli di difficoltà, applicandosi per aumentare le opzioni positive;
  • l’individuo è proattivo e si adopera attivamente in interventi che aumentano le proprie risorse o colmano gap, e in progetti di apprendimento e accrescimento;
  • l’individuo ha pieno accesso alla proprie forze interiori, sa individuare bene quante e quali sono le proprie energie, competenze e abilità.

[1] Bandura, A. (1994), Self-efficacy, in V. S. Ramachaudran (Ed.), Encyclopedia of human behavior (vol. 4, pp. 71-81), Academic Press, New York (Reprinted in H. Friedman [Ed.], Encyclopedia of mental health, San Diego, Academic Press, 1998).

Bandura, A. (1986), Social foundations of thought and action: A social cognitive theory, Englewood Cliffs, NJ, Prentice-Hall.

Bandura, A. (1991a), Self-efficacy mechanism in physiological activation and health-promoting behavior, in J. Madden, IV (Ed.), Neurobiology of learning, emotion and affect (pp. 229- 270), Raven, New York.

Bandura, A. (1991b), Self-regulation of motivation through anticipatory and self-regulatory mechanisms, in R. A. Dienstbier (Ed.), Perspectives on motivation: Nebraska symposium on motivation (Vol. 38, pp. 69-164), University of Nebraska Press, Lincoln.

[2] Beck, M. (2008), If at First You Don’t Succeed, You’re in Excellent Company, The Wall Street Journal, April 29, p. D1.

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Estratti sul tema “Autoefficacia e Resilienza” dal volume “Il Potenziale Umano di Daniele Trevisani,Studio Trevisani, Franco Angeli editore, Copyright


Questioni di Resilienza: sapersi rialzare

Estratti sul tema “Resilienza” dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Studio Trevisani, Franco Angeli editore, Copyright

Dal cap 2

I target delle attività di preparazione psicologica, le variabili su cui agisce, possono essere numerose, citiamo tra queste:

  • resilienza psicologica e resistenza allo stress;
  • forza emotiva e fragilità emotiva;
  • capacità di percezione;
  • capacità propriocettive (percezione dei propri stati interni);
  • capacità di analisi;
  • capacità di concentrazione;
  • capacità di focalizzazione;
  • capacità di rilassamento;
  • capacità di meditazione;
  • capacità relazionali (es.: empatiche e assertive).

Entra in campo quindi un tema fondamentale, quello della costruzione psicologica e dei suoi metodi. In campo sportivo questo tema è stato accettato e riconosciuto dai trainer e coach più evoluti, come nella testimonianza che segue, mentre viene ignorato dai più.

Rimanendo nella metafora sportiva, la testimonianza seguente viene dall’allenatore di una delle più forti squadre al mondo tra le discipline estreme di combattimento, Chute Boxe e Valetudo (una tecnica in cui sono ammessi i colpi e tecniche provenienti da più arti marziali, condotti realmente e sino al ritiro di uno dei contendenti o al KO).

Rudimar Fedrigo conosce gli ingredienti che hanno portato al successo la sua scuola: “la disciplina, il rispetto, l’amicizia, ecco come conduco la mia accademia da 25 anni. Quando si è il leader bisogna essere fermi e anche duri con i propri atleti. Ma questo non impedisce di essere presenti quando loro hanno bisogno, per aiutarli nei loro problemi personali, sentimentali, ecc. Preparare dei combattenti curando solo ed unicamente la parte fisica e tecnica significa prepararli male. L’aspetto psicologico per me, è ugualmente importante se non di più[1].

E quanto più il gioco si fa duro e competitivo, tanto più il fattore psicologico è in grado di fare la differenza. Questo non solo nello sport, ma anche e soprattutto nella vita quotidiana, o manageriale, che nei contesti odierni pone sfide estremamente difficili per chi la vive a pieno, senza ritirarsi né sfuggirla.


[1] AA.VV. (2004), La Chute Boxe sarà più dura, Reportage da “Fight Sport”, n. 2, ottobre 2004, p. 44.

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Estratti sul tema “Resilienza” dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Studio Trevisani, Franco Angeli editore, Copyright

Gli archetipi che guidano il nostro modo di essere persone e manager

Concetti e testi principali per approfondire la conoscenza della psicologia degli archetipi

Introduzione, bibliografia di approfondimento e selezione di volumi con schede su IBS, curata da Daniele Trevisani (www.studiotrevisani.it)

La psicologia degli archetipi identifica i modelli fondamentali che guidano il nostro pensiero e comportamento, il nostro modo di vivere, di agire e di scegliere, di decidere cosa è importante o meno. Il modo con cui affrontiamo una crisi, o una sfida, un problema o una opportunità, il grado di pessimismo o di ottimismo che applichiamo, e la voglia di provare nuove strade.

Ognuno di noi è una miscela unica e irripetibile di diversi archetipi che ci vivono dentro, una miscela formulata in base a diversi archetipi primari che – mescolandosi – danno luogo alla nostra personalità e al nostro modo di vivere la vita.

Nel lavoro di Carol Pearson, tra gli autori recenti più interessanti, esempi di Archetipi sono;

  • l’Innocente (che crede nella bontà anche contro le evidenze, ha fiducia),
  • l’Orfano (dominato da ansia, insicurezza, senso di mancanza),
  • il Martire (votato al sacrificio di sè, al darsi per gli altri),
  • il Viandante (ricercatore, esploratore, curioso di fare scoperte su sè, sugli altri e sul mondo),
  • il Guerriero (dominato dalla competizione e dalla sfida contro o per qualcosa)
  • il Mago, cercatore di autenticità, completezza, dominatore degli elementi che circonda.

Ciascuno di questi archetipi può essere più o meno attivo in un certo momento della nostra vita o persino della nostra giornata. Essere coscienti di quali sono gli archetipi attivi in nli, di se come noi stiamo o meno dominando la loro evoluzione verso uno stadio nuovo di vita, è un fattore di crescita personale importante.

Il Viaggio Eroico consiste nella ricerca di un modo di essere più proficuo per sè e per gli altri, in uno spostamento da archetipi che ci danneggiano ad archetipi che ci migliorano, sia sul piano personale che con importanti implicazioni anche nel management (ad esempio, l’archetipo usato da un leader per dirigere la sua squadra). Questo spostamento non è mai tuttavia definitivo e prevede piuttosto “percorsi” nei quali si sperimentano nuovi modi di essere, ritorni a modi di essere precedenti, assimilazioni progressive, e una profonda voglia di cambiare in meglio ed esplorare il nostro potenziale.

Intervenire sui propri archetipi, e riconoscerli (prima di tutto) è un modo molto efficace, profondo e proficuo per ottere cambiamento positivo diretto verso nuovi traguardi personali e professionali.  Utile per riflettere e trovare spunti eccellenti per chiunque si occupa di formazione, di consulenza manageriale, di psicologia, comunicazione, management e potenziale umano, ma anche di psicoterapia, counseling e relazioni d’aiuto, didattica e sviluppo organizzativo, risorse umane e sviluppo dei team.

L’eroe dentro di noi. Sei archetipi della nostra vita
Pearson Carol S., 1990, Astrolabio Ubaldini – Libro consigliato per chi desidera trovare una buona sintesi e ottimi spunti di riflessione. Contiene inoltre schemi ed esercitazioni applicative per esercizi di sviluppo.
€ 13,50 

   
Risvegliare l’eroe dentro di noi. Dodici archetipi per trovare noi stessi
Pearson Carol S., 1992, Astrolabio Ubaldini
€ 20,00 

   
Altre letture consigliate sul tema dell’archetipo
L’alchimia delle parole. Un approccio archetipico al linguaggio
Kugler Paul, 2002, Moretti & Vitali
€ 18,00 

   
Archetipi
2009, Edizioni XII
€ 19,50 

   
Archetipi
Zolla Elémire, 2002, Marsilio
€ 6,50 

   
 
Gli archetipi dell’inconscio collettivo
Jung Carl G., 1977, Bollati Boringhieri
€ 8,80 (Prezzo di copertina € 11,00 Sconto 20%

   
 
 
Archetipi di territorio
Marson Anna, 2008, Alinea
€ 18,70 (Prezzo di copertina € 22,00 Sconto 15%

   
Archetipi e citazioni nel fashion design
Benelli Elisabetta, 2006, Firenze University Press
€ 19,50 

   
Archetipo, attaccamento, analisi. La psicologia junghiana e la mente emergente
Knox Jean, 2007, Ma. Gi.
€ 24,00 

   
Complesso, archetipo, simbolo nella psicologia di C. G. Jung
Jacobi Jolande, 2004, Bollati Boringhieri
€ 20,00 

   
 
La dea. Creazione. Fertilità e abbondanza. La sovranità della donna. Miti e archetipi
Husain Shahrukh, 1999, EDT
€ 15,00 

   
 
Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile
Kerényi Károly, 2010, Adelphi
€ 22,00 

   
 
La donna ferita. Modelli e archetipi del rapporto padre-figlia
Leonard Linda S., 1985, Astrolabio Ubaldini
€ 12,50 

   
 
Dora e il drago. Strutture archetipiche e psicoanalisi applicata
Marchetti Enzo, 1994, Schena
€ 12,91 

   
 
Elia e al Khidr. L’archetipo del maestro invisibile
2004, Medusa Edizioni
€ 28,00 

   
 
L’era dello spirito. Archetipi, metafore, simboli per un tempo nuovo
Vannucci Giovanni, 1999, Servitium
€ 7,75 

   
L’eterno fanciullo. L’archetipo del Puer aeternus
Franz Marie-Louise von, 2009, Red Edizioni
€ 10,50 

   
 
Il fanciullo e la core: due archetipi
Jung Carl G., 1981, Bollati Boringhieri
€ 8,80 (Prezzo di copertina € 11,00 Sconto 20%

   
Il filo di paglia, il tizzone e il fagiolo. Differenze e costanze archetipiche in diverse culture
Franz Marie-Louise von, 2000, Moretti & Vitali
€ 15,00 

   
 
La maschera inevitabile. Attualità dell’archetipo della maschera
Meroni Bruno, 2005, Moretti & Vitali
€ 14,00 

   
 
Miti e archetipi. Vol. 2
Corradini Domenico, 1995, ETS
€ 20,66 

   
 
Nel profondo dell’anima. La dimensione archetipica del sè
Godino Antonio, Majorello Carla, 2002, Quattroventi
€ 16,00 

   
 
Opere. Vol. 9/1: Gli archetipi e l’Inconscio collettivo.
Jung Carl G., 1997, Bollati Boringhieri
€ 28,00 (Prezzo di copertina € 35,00 Sconto 20%

   
Opere. Vol. 9/1: Gli archetipi e l’Inconscio collettivo.
Jung Carl G., 1980, Bollati Boringhieri
€ 53,60 (Prezzo di copertina € 67,00 Sconto 20%

   
 
Parola & psiche. Saggio per un collegamento fra gli indirizzi linguistico e archetipico in psicodinamica
Fratini Antoine, 1999, Armando Editore
€ 12,39 

   
Processi archetipici in psicoterapia
2007, Ma. Gi.
€ 22,00 

   
 
La psiche e gli archetipi dello spirito
2003, Moretti & Vitali
€ 17,00 

   
 
 
Sette archetipi per il quarto millennio. Psicoanalisi, simboli, scultura
Tranchina Paolo, Arcuri Luigi, 1994, Centro Documentazione Pistoia
€ 2,58 

   
Strutture antropologiche dell’immaginario. Introduzione all’archetipologia generale
Durand Gilbert, 2009, Dedalo
€ 22,00 

 

Archetipi – Bibliografia sulla Psicologia degli Archetipi

Libri principali per approfondire la conoscenza della psicologia degli archetipi

(con link alla scheda su IBS per chi desidera acquistare i volumi online)

La psicologia degli archetipi identifica i modelli fondamentali che guidano il nostro pensiero e comportamento, il nostro modo di pensare, di agire e di scegliere, di decidere cosa è importante o meno. Intervenire sui propri archetipi, e riconoscerli (prima di tutto) è un modo molto efficace, profondo e proficuo per ottere cambiamento positivo diretto verso nuovi traguardi personali e professionali.  Utile per riflettere e trovare spunti eccellenti per chiunque si occupa di formazione, di consulenza manageriale, di psicologia, comunicazione, management e potenziale umano, ma anche di psicoterapia, counseling e relazioni d’aiuto, didattica e sviluppo organizzativo, risorse umane e sviluppo dei team.

L’eroe dentro di noi. Sei archetipi della nostra vita
Pearson Carol S., 1990, Astrolabio Ubaldini – Libro consigliato per chi desidera trovare una buona sintesi e ottimi spunti di riflessione. Contiene inoltre schemi ed esercitazioni applicative per esercizi di sviluppo.
€ 13,50

Risvegliare l’eroe dentro di noi. Dodici archetipi per trovare noi stessi
Pearson Carol S., 1992, Astrolabio Ubaldini
€ 20,00

Altre letture consigliate sul tema dell’archetipo
L’alchimia delle parole. Un approccio archetipico al linguaggio
Kugler Paul, 2002, Moretti & Vitali
€ 18,00

Archetipi
2009, Edizioni XII
€ 19,50

Archetipi
Zolla Elémire, 2002, Marsilio
€ 6,50

Gli archetipi dell’inconscio collettivo
Jung Carl G., 1977, Bollati Boringhieri
€ 8,80 (Prezzo di copertina € 11,00 Sconto 20%)

Archetipi di territorio
Marson Anna, 2008, Alinea
€ 18,70 (Prezzo di copertina € 22,00 Sconto 15%)

Archetipi e citazioni nel fashion design
Benelli Elisabetta, 2006, Firenze University Press
€ 19,50

Archetipo, attaccamento, analisi. La psicologia junghiana e la mente emergente
Knox Jean, 2007, Ma. Gi.
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Complesso, archetipo, simbolo nella psicologia di C. G. Jung
Jacobi Jolande, 2004, Bollati Boringhieri
€ 20,00

La dea. Creazione. Fertilità e abbondanza. La sovranità della donna. Miti e archetipi
Husain Shahrukh, 1999, EDT
€ 15,00

Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile
Kerényi Károly, 2010, Adelphi
€ 22,00

La donna ferita. Modelli e archetipi del rapporto padre-figlia
Leonard Linda S., 1985, Astrolabio Ubaldini
€ 12,50

Dora e il drago. Strutture archetipiche e psicoanalisi applicata
Marchetti Enzo, 1994, Schena
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Elia e al Khidr. L’archetipo del maestro invisibile
2004, Medusa Edizioni
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L’era dello spirito. Archetipi, metafore, simboli per un tempo nuovo
Vannucci Giovanni, 1999, Servitium
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L’eterno fanciullo. L’archetipo del Puer aeternus
Franz Marie-Louise von, 2009, Red Edizioni
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Il fanciullo e la core: due archetipi
Jung Carl G., 1981, Bollati Boringhieri
€ 8,80 (Prezzo di copertina € 11,00 Sconto 20%)

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Franz Marie-Louise von, 2000, Moretti & Vitali
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Meroni Bruno, 2005, Moretti & Vitali
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Miti e archetipi. Vol. 2
Corradini Domenico, 1995, ETS
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Nel profondo dell’anima. La dimensione archetipica del sè
Godino Antonio, Majorello Carla, 2002, Quattroventi
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Opere. Vol. 9/1: Gli archetipi e l’Inconscio collettivo.
Jung Carl G., 1997, Bollati Boringhieri
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Processi archetipici in psicoterapia
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La psiche e gli archetipi dello spirito
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Strutture antropologiche dell’immaginario. Introduzione all’archetipologia generale
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