Dedicato a chi sa ascoltare…

(c) Daniele Trevisani, rielaborato dal volume Il Potenziale Umano

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Questione di attimi

L’allenamento a cogliere le energie positive della vita parte dalle frazioni di secondo, e da li può proseguire ed estendersi come un virus positivo sino a brani sempre più lunghi.

Ad esempio, nelle arti marziali, una singola sequenza ben portata può essere enorme fonte di piacere se ci si concentra sul flusso psicofisiologico che essa produce. Oppure, una serie di sollevamento di pesi di 20 secondi, portata sino al dolore muscolare (la ricerca del pump) può essere vissuta come una esperienza mistica, spirituale, sensazioni di corpo che brucia, secondi di vita, secondi di omaggio alla fisicità e al dono di esistere, venti secondi fino al cedimento, sentire il corpo che agisce, il sangue che circola, la potenza biologica al lavoro, il collegamento a sensazioni spirituali di enorme valore. Al contrario, gli stessi 20 secondi possono essere vissuti come una noiosissima, faticosa, pallosissima inutile sfacchinata che solo un deficiente farebbe, gratis per giunta.

Immaginiamo la differenza di energie mentali che si possono trarre da quei venti secondi. La vita è piana di brani come questi, e non devono essere per forza estremi o necessariamente fisici.

Lo stesso vale nei rapporti umani. La perfezione per una donna o uomo, verso il proprio rapporto coniugale o sentimentale, può voler dire che deve esistere una persona, una persona soltanto, superumana, capace di darci contemporaneamente e sempre tutto: amore, affetto, comprensione, supporto emotivo (farci da contenitore emotivo), empatia, sesso, piacere fisico estremo, bellezza, poesia, ma anche razionalità, analisi, supporto materiale.

ragazza che ballaQuesta creatura superumana dovrebbe essere portatore di serenità sempre, esserci sempre, non assentarsi mai, né darci mai dispiacere, curare i nostri dolori esistenziali, condividere con noi tutte le sfumature della vita, di ogni giorno, ogni nostro disagio, ogni nostra speranza.

Vi sono persone che possono darci attimi di infinita comprensione e dolcezza, o di profondissima empatia, uno scambio di energie, sentimenti, passioni, anche in pochi sguardi e parole, e spesso noi chiudiamo le porte a questo per paura, o perché non accettiamo che questo possa avere un termine.

Come degli assetati disidratati nel deserto umano fatto di una enorme aridità nei rapporti veri, di mutilazione delle emozioni della vita, diventiamo persone che non accettano una borraccia di acqua perché in realtà vorrebbero una intera botte d’acqua, anzi un treno di botti, o meglio, una portacontainer di botti, anzi ancora un bastimento intero di portacontainer cariche di treni carichi di botti. E ancora di più se possibile.

L’egoismo porta all’incapacità di bere anche una piccola succosa goccia e uccide le energie mentali.

La persona ideale è un container d’acqua, ma di container in giro se ne vedono ben pochi. In realtà esistono somme di momenti, esistono finestre di sensazioni (sensation windows), esistono tante gocce d’acqua in ogni angolo del pianeta e nel fluire dei tempi personali.

La persona ideale non esiste per sempre, ma possono esistere finestre in cui una parte di questo stato si materializza. Molte persone chiudono la finestra e basta, non potendo avere fiumi in piena, non bevono nemmeno.

Non accettano il fatto che sia una finestra e non una condizione destinata a durare all’infinito. Niente è infinito e perenne.

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(c) Daniele Trevisani, rielaborato dal volume Il Potenziale Umano

Il valore di una persona. Spiriti Liberi

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Quanto vali?

(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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Quanti spiriti liberi conoscete sul lavoro? Quanto perdiamo ogni anno in idee, progetti, opportunità, a causa della Spirale del Silenzio che obbliga i giovani o gli innovatori e i pensatori ad omologarsi al pensiero dominante nelle aziende? A tacere, a non esprimersi, a non criticare anche le strategie più delinquenziali? Ho sempre studiato che le imprese sono un bene sociale e non solo privato, ma era solo carta o è vero? Quanti altri crack dobbiamo sopportare?

Allora cos’è uno spirito libero? Se depuriamo ciò che una persona possiede, da tutto ciò che gli altri gli hanno dato o lasciato (eredità culturali, denaro, doni), arriviamo più vicini al vero sé della persona, al suo vero spessore umano.

  • Il tuo valore più vero si misura nel tuo impegno verso l’emancipazione, nel tuo sforzo per una battaglia verso la vita. Ciò che ottieni dalla tua lotta, è il frutto della tua emancipazione. Gli spirti liberi si chiedono in continuazione se il loro fare è utile, e a cosa.
  • La coscienza dona valore, la coscienza ci risveglia sul fatto che siamo dotati di un potenziale, e che quello che facciamo per gli altri e per noi stessi non è inutile. È utile perché nobilita il nostro essere.
  • Un percorso di Crescita Personale è sempre un viaggio verso la nobiltà d’animo, verso valori e concetti profondi, mai una semplice accozzaglia di tecniche.
  • Essere nobili non richiede inutili e ridicoli titoli nobiliari, essere nobili di spirito e di animo, richiede una causa da perseguire.

L’autocoscienza dello sviluppo personale e dell’uomo è una forma di luce, di apertura, di illuminazione, di emancipazione, da sempre meta di pellegrinaggio in chi si interroga su chi siamo veramente[1], dove vogliamo arrivare, fino a dove possiamo spingerci. Per cosa vale la pena vivere? Quanto spesso ti chiedi se c’è qualcosa che valga la pena, qualcosa per cui lottare?

Non ho mai trovato una persona illuminata che non si ponga queste domande. Molto più spesso, osservo invece cadaveri che camminano.

Se non ti poni queste domande, ciò non significa che non vali. Forse non hai ancora scoperto di valere, non sei stato ancora risvegliato.

Perché la tua giornata scorre in questo modo? Esistono alternative a come stai vivendo? Lotti per qualcosa? Senti che la tua vita è  utile a qualcuno?

Sei disposto a prenderti dei rischi?

ragazza che balla meditation 1  all_seeing_eye 2012-08-22_094806  Lottare e pensare come spiriti liberi

Domande che per alcuni sono stupide. Peggio per loro.

Molti non si fermano a riflettere sul fatto che siamo diventati creature capaci di osservare le stelle e gli atomi, sino a scrutare l’universo, e ragionare sull’origine dello spazio e del tempo. Perché tra miliardi di galassie e pianeti, in un certo momento del tempo io sono nato? Che senso posso dare a questo miracolo?

Che non si trovino risposte facili o soddisfacenti non toglie nulla al potere di queste domande.

Le domande sono la nostra ricchezza, ancora prima delle risposte.

Molti vivono con la stessa dignitosa ignoranza di un iguana, per il quale la stella è solo un puntino di luce, se mai la vede, e, in sintesi, “chi se ne frega”.

In alcuni, queste domande si innescano come timidi fuochi di candele, ma poi creano paura, ansia e disagio e al primo soffio di vento si spengono.

Si finisce per anestetizzarsi e castrarsi di fronte a queste domande, autoflagellandosi come stupidi utopisti, idealisti o filosofi, si inizia a pensare che tanto ciò che conta è il conto in banca, il mutuo, la macchina, e, piano piano, ci si adegua, ci si comincia a confondere nella massa, a pensare che il vero motivo di esistere sia cambiare l’auto o avere l’ultimo modello di tecnologia come fine ultimo.

Chi si risveglia per qualche attimo, viene bollato come deviante, o si sente solo e strano, e rischia presto di lasciare perdere la sua ricerca, di lasciarsi trasportare dalla corrente come fanno tutti.

I giovani vengono inondati da programmi e media che nutrono i neuroni dell’apatia e uccidono quelli dell’esplorazione attiva dei vari e diversi modi di esistere.

  • Se sei triste: Perché sei finito così? Qualcuno ti ha forse convinto che non devi più lottare, che la vita è solo questa? No. Esistono strade alternative. Forza, esploriamole.
  • Se sei felice: ottimo, usiamo queste energie per andare ancora avanti.

Se non ti sei posto queste domande si può partire ora. Se questi temi ti affascinano da tempo, ancora meglio. Avremo cose su cui ragionare assieme.

Se ci fosse un momento per osare, per fare la differenza, per iniziare qualcosa che vale la pena fare, è adesso.

Non per una grande causa, ma per qualcosa che accende il tuo cuore, per qualcosa che è d’autentica ispirazione, per un tuo sogno.

Lo devi a te stesso, per rendere speciale ogni tuo giorno sulla terra. Divertiti. Scava in profondità e riemergi. Respira la vita. Vivi i tuoi sogni!
Stephen Littleword, Aforismi


[1] Vedi ad esempio un classico quale Heller, Agnes (1970), A mindennapi élet. Trad it: Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma, 1975.

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

Master in “Mental Training & Coaching”

Executive Master in “Mental Training & Coaching”, Febbraio-Luglio 2013

Realizzzione e Direzione Scientifica, Associazione S.T.E.P, Diretta dal dott. Lorenzo Manfredini.  Psicologo, Coach Nazionale Italiana di Apnea, con il contributo del dott. Daniele Trevisani, Formatore e Coach.
STEP aderisce, con i suoi fondatori, al circuito Nazionale di Categoria Professionale dell’Associazione ’Sicool’ registrata nella banca dati del C.N.E.L. – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – Organo di consulenza delle Camere e del Governo. Regolarmente iscritta presso il Co.L.A.P. – Coordinamento Nazionale Libere Associazioni Professionali – Aderisce all’Associazione Europea di Counseling (E.A.C – European Association for Counseling), attraverso il Coordinamento Italiano delle Associazioni di Counseling – C.I.A.C.

 Presentazione

Il Master in “Mental Training & Coaching” si svolge nei weekend con training in full-immersion, e nasce dall’idea di impiegare in chiave personale e professionale le capacità e le esperienze della psicologia e della comunicazione.

I presupposti del Coaching derivano dall’integrazione di diversi modelli teorico applicativi che hanno studiato la struttura dell’esperienza soggettiva dell’essere umano ed hanno elaborato tecniche di intervento per il cambiamento personale e per la realizzazione di prestazioni di qualità.

Il Mental Training nasce come integrazione e rielaborazione delle esperienze di professionisti del settore (in campo psicologico, psicoterapeutico, consulenziale e aziendale) la cui formazione deriva, in particolare, dai modelli della Psicologia Umanistica, della Psicoterapia Corporea, della Psicoterapia Cognitiva, della Programmazione Neurolinguistica e della Gestalt. Gli studi delle neuroscienze e del pensiero creativo, hanno costituito una parte integrante che ha contribuito alla sperimentazione ed alla elaborazione di questa impostazione metodologica.

L’Associazione STEP consapevole ha ideato il progetto di formazione orientato alla professione di coach-formatore sulla considerazione della diffusione in molteplici settori lavorativi di questa metodologia di intervento e, soprattutto, dopo averne sperimentato l’efficacia ai fini del raggiungimento di scopi significativi per la persona.

Lo scopo di questo progetto è fornire ai partecipanti l’opportunità di apprendere teorie, metodi, tecniche e competenze per saper “fare” e per saper “essere” una persona migliore e, conseguentemente, un coach-formatore capace, grazie ad un percorso di intenso coinvolgimento e di qualità delle materie trattate.

Anche se le tecniche di coaching hanno ambiti di impiego estremamente diversificati – life coaching, executive coaching, mental training per gli sportivi, career coaching – sono tutte comunque finalizzate al raggiungimento di obiettivi personali, al miglioramento degli standard di performance ed al conseguimento di una formazione che renda la persona autonoma di procedere oltre grazie agli strumenti ed i metodi acquisiti nel corso della formazione.

Il coaching, pertanto, è soprattutto crescita, cambiamento, trasformazione e focalizzazione delle risorse interne su quegli aspetti della vita personale che ancora non hanno raggiunto livelli giudicati soddisfacenti.

In questa ottica il Master in “Mental Training & Coaching” mette al centro dell’attenzione l’individuo e la sua crescita personale nel contesto in cui opera, orientandola ad una ‘presenza’ radicata, equilibrata, autorevole, competente e capace di utilizzare al meglio le risorse personali e del gruppo.

Obiettivi generali del Master in “Mental Training & Coaching

Il corso è stato organizzato in modo tale da fornire ai partecipanti conoscenze teoriche e pratiche, attraverso un’intensa attività di formazione personale basata sull’esperienza ed il coinvolgimento diretto. I partecipanti impareranno a padroneggiare una metodologia di intervento con la quale affrontare in modo creativo e personale i processi di cambiamento e di crescita a livello individuale e di gruppo, in ambito relazionale, sportivo e professionale.

Al termine del corso il partecipante avrà acquisito le competenze di base per svolgere le seguenti attività:

  • coaching one-to-one (colloquio d’ascolto e motivazionale)
  • coaching con piccoli gruppi di lavoro
  • coaching per il problem solving
  • coaching per lo sviluppo del potenziale creativo individuale e di gruppo
  • coaching per la salute (eustress e gestione degli stati ansiosi)
  • coaching psicocorporeo

Vengono inoltre fissate le basi per realizzare:

  • coaching per lo sviluppo del potenziale professionale individuale
  • coaching per lo sviluppo del potenziale sportivo
  • coaching per lo sviluppo dei team (aziendali e organizzativi)
  • coaching di team sportivi
  • coaching aziendale

 

Quali sono gli sbocchi professionali?

Il Master in “Mental Training & Coaching” è un’occasione di formazione personale in cui le competenze apprese possono essere spese in molti e svariati campi operativi. Le competenze nel Coaching in genere vengono estremamente apprezzate in diversi ambiti tra cui le professioni di:

  • Personal Trainer
  • Formatore Aziendale
  • Personal Coach Aziendale
  • Personal Coach Sportivo
  • Lifecoach
  • Esperto di Comunicazione
  • Addetto alla Formazione ed allo sviluppo dei percorsi formativi
  • Addetto alle Risorse Umane
  • Leader di gruppi e Responsabile di gruppi di lavoro
  • Allenatore o Dirigente di Team
  • Dirigente d’Impresa
  • Dirigente di Team Sportivi

In ogni area in cui il fattore umano sia indispensabile, le competenze di coaching sono determinanti per far crescere le persone e per la crescita di se stessi.

Struttura Didattica

 

Il master segue la struttura didattica degli Executive Master accademici statunitensi, che comprendono un Major e un Minor, e una articolazione temporale concentrata.

  • Il Major rappresenta il tema principale del Master: Mental Training & Coaching.
  • Il Minor rappresenta un il tema di specializzazione specifica.

I tre Minor o Specializzazioni vengono conseguiti attraverso lo sviluppo della Tesi finale, e consistono in

  • Business Coaching
  • LifeCoaching
  • Sports Coaching

Il Master offre una conoscenza generale su entrambe le tre tematiche, permettendo poi di affrontare con maggiore approfondimento tramite la tesi una area coerente con le proprie sfere di interesse.

Pertanto il partecipante avrà conseguito un “Executive Master in Mental Training & Coaching”, con specializzazione a scelta in:

•      Business Coaching

•      LifeCoaching

•      Sports Coaching

Esempio di attestato finale:

 

Metodologia multidisciplinare al Coaching

In questa parte del programma si curano gli aspetti teorici e metodologici del Coaching con la presentazione dei modelli di base riguardanti il pensiero creativo che hanno contribuito alla formulazione della metodologia. Le lezioni di teoria riguarderanno essenzialmente l’analisi del processo psicologici nel problem solving e nella realizzazione degli obiettivi. Si passerà dall’introduzione di alcuni concetti riguardanti il funzionamento del cervello creativo, alla presentazione delle funzioni mentali, fino all’approfondimento della metodologia applicativa basate su tali presupposti.

Le fasi e le procedure della metodologia hanno, infatti, lo scopo di stimolare e sviluppare il processo di pensiero creativo nell’elaborazione e nella realizzazione degli obiettivi e dei successi personali, nel problem solving, nella crescita personale, professionale ed organizzativa. Con una precisa metodologia si aiutano i partecipanti a sviluppare e implementare un approccio flessibile in grado di trasformare un ‘problema’ in una ‘opportunità’.

 

Teoria e tecniche del Training Autogeno

Il training autogeno è una tecnica di rilassamento basata sulla correlazione tra stati psichici (in particolare le emozioni) e aspetti somatici dell’individuo. Ogni esperienza viene mediata, infatti, dal soma: attraverso questo si può accedere, usando una sorta di “corsia preferenziale”, all’origine dell’esperienza stessa. Si apprendono queste tecniche per meglio comprendere e gestire i propri processi corporei interni.

 

Teoria e tecniche del Training Mentale
Il Training Mentale permette di riconoscere le ragioni che stanno dietro i sentimenti e le azioni che si compiono.

È una tecnica la cui padronanza permetta l’acquisizione di strumenti utili per il proprio benessere psicofisico, per l’autocontrollo e per sviluppare la creatività attraverso gli strumenti della consapevolezza, dell’ascolto, del rilassamento e della visualizzazione.

 

Teoria e tecniche del Training Cognitivo e modelli del Potenziale Umano

La scienza cognitiva ha dimostrato come la mente costruisca modelli mentali a partire dalla percezione, dalla comprensione del linguaggio, dall’immaginazione e dalle conoscenze depositate in memoria.

In questa parte del programma verranno approfondite le seguenti tematiche:

  • come i bambini sviluppano i propri modelli mentali;
  • come l’uomo progetta artefatti e sistemi di elaborazione con cui comprendere la realtà;
  • come acquisire e manipolare un modello;
  • come possano derivare nuovi modelli da modelli precedenti,
  • come i modelli generino pensieri ed emozioni (Piaget, Bandura e altri)
  • come apprendono gli adulti (Andragogia) –  diversamente dai bambini – quali esigenze specifiche o condizioni si manifestano, e quindi quali modelli di sviluppo o cambiamento possiamo usare (modelli di Regie di Cambiamento, modelli del Potenziale Umano, modelli della Motivazione al Cambiamento).

Teoria e tecniche della Programmazione Neurolinguistica

La PNL è ormai conosciuta a livello internazionale come una tecnologia del cambiamento particolarmente efficace e versatile. Nell’ambito del coaching è pertanto essenziale conoscere il modello di funzionamento mentale proposto da questa disciplina fondata negli anni ’70 da Richard Bandler e John Grinder che approfondirono gli studi effettuati da maestri della psicoterapia come Fritz Perls, Virginia Satir e Milton Erickson.

Il successivo sviluppo di questa disciplina, ancora oggi in piena espansione, ha portato ad un proliferare di tecniche e tipologia di intervento tanto incisive quanto affascinanti.

La PNL costituisce pertanto un’ottima integrazione del Coaching dato che uno dei principi su cui si basa consiste proprio nell’ampliamento creativo delle mappe della realtà per arricchire le possibilità di scelta dell’essere umano.

 

Psicologia sociale e personalità

  • Gli atteggiamenti e le credenze
  • La mappa dei valori e la teoria del comportamento pianificato
  • Le decisioni e l’influenza delle aspettative
  • Allargare la sfera della percezione di controllo situazionale
  • Ruoli sociali e stereotipi
  • La psicologia degli archetipi
  • Maschere sociali e impression management

Analisi Transazionale e relazioni interpersonali

  • Gli stati della personalità
  • La congruenza fra messaggi impliciti ed espliciti
  • I livelli multipli di comunicazione, apparente e reale

 

Teoria e tecniche del Training Corporeo

Cosa favorisce il flusso esperienziale dell’approccio corporeo-relazionale?

La risposta può sembrare semplice ma la messa in pratica è una conquista:

  • Ascoltarsi e osservarsi.
  • Avvertire il proprio emergente movimento interiore.
  • Seguire il flusso del proprio dialogo interno, fatto di parole o suoni.
  • Visualizzare immagini, discorsi, ricordi.
  • Esprimere liberamente il proprio corpo con la voce, il respiro e il movimento, a terra, in aria e in acqua.
  • Giocare con oggetti piccoli e grandi, con persone e rappresentazioni.
  • Il tutto senza giudizio e nei limiti dell’espressione simbolica.

Lo scopo principale di questo programma è quello di aggiornare le conoscenze e le risorse creative del corpo e di arricchire i propri riflessi naturali; lo scopo ultimo è quello di imparare ad affrontare la vita con un rinnovato spirito creativo di scoprire il proprio ‘radicamento’ personale.

Tecniche di rilassamento (in ambienti terrestri e in acqua)

Il rilassamento è un modo interessante di “prendersi cura ed aiutare a crescere”. Vengono studiare le principali tecniche di rilassamento applicabili in ambito sportivo, manageriale, e personale.

In particolare, tra le unicità del Master, vi è l’approfondimento delle opzioni relative al rilassamento in ambiente acquatico e al lavoro in acqua come tecniche di coaching, applicabili sia in contesti di crescita personale che in temi applicati quali la leadership o la rivisitazione del gesto sportivo.

L’ambiente acquatico di una piscina è “micro-gravitario”: quando ci si immerge si riduce in parte l’azione della forza di gravità – con grande sollievo per la schiena, la spina dorsale ed il collo.

L’acqua bassa è adatta anche a chi non sa nuotare; quella termale non “stressa” il sistema termoregolatore dell’organismo e permette di liberare il corpo.

Gli esercizi di rilassamento e di bioenergetica, praticati nell’acqua termale, oltre ad avere benefici fisici e corporei, permettono di accedere a

livelli sempre più profondi di rilassamento mentre il corpo diventa progressivamente più fluido e la mente recupera uno stato positivo e generativo.

L’ambiente caldo e confortevole in cui si svolge la didattica ha, infine, anche un piacevole effetto socializzante.

 

Videointervento

Il Video intervento è un mezzo rapido che permette di apportare dei cambiamenti all’interno di una relazione, grazie all’osservazione diretta di fatti ‘evidenti’.

Dopo aver ripreso due o più persone mentre interagiscono tra loro, si osserva – insieme al coach – gli elementi del video. Dato che ci si focalizza su specifici schemi di interazione, questo lavoro può diventare rapidamente produttivo di cambiamenti concreti.
Il video intervento viene usato frequentemente nel trattamento della sintomatologia infantile, nei problemi di interazione fra genitore e figlio, nella terapia di coppia ed anche nella supervisione di uno staff professionale.

Psicobiologia del comportamento umano

  • Definizione degli scopi della psicobiologia come scienza e come disciplina culturale.
  • Il comportamento umano nella sua accezione psicobiologica.
  • L’anatomia e la fisiologia del cervello umano.
  • La biologia del cervello umano. Stress, ormoni, comportamento.
  • Il comportamento umano: normalità ed anomalie.
  • La neurobiologia della creatività
  • La neurobiologia del problem solving

Relazioni umane e dinamica di gruppo

  • La psicoanimazione dei gruppi
  • Tecniche di psicoanimazione
  • L’attualizzazione del sé
  • Lo sviluppo del potenziale umano

Psicologia dell’educazione

Il corso intende offrire una panoramica concettuale della comunicazione interpersonale con alcuni approfondimenti specifici riguardanti: l’anatomia di un messaggio; le barriere comunicative; il processo della comunicazione: la comunicazione regolativa, descrittiva e rappresentativa; l’ascoltoattivo; la maturità dell’educatore; le abilità nella gestione dei conflitti: assertività, saper confrontarsi lealmente; il dialogo educativo; il linguaggio del corpo e del comportamento nell’interazione educativa.

Esperienze pratiche guidate e tirocinio

1) Percorsi e tecniche del Training Mental Coach

Le tecniche verranno sperimentate personalmente dai partecipanti, sia come addestramento per il loro utilizzo pratico, sia nel percorso formativo mirato all’esperienza di crescita personale.

2) Strumenti per la formazione personale e valutazione del processo formativo

Ogni partecipante, nel corso delle attività didattiche, effettua un percorso di coaching personale in gruppo, riguardante obiettivi personali di formazione e sviluppo; questa modalità didattico formativa consente al partecipante di sperimentare personalmente, la metodologia e le tecniche del Training Mental Coach.

3) Esercitazioni di consulenza e intervento formativo

Verranno effettuati il tirocinio e le esperienze pratiche guidate, che consentiranno al partecipante di esercitarsi, guidati dalla supervisione del docente, negli interventi formativi attraverso simulazioni, giochi di ruolo, prove pratiche. Sono previsti inoltre momenti di tirocinio in aula durante i quali si avrà la possibilità di apprendere, attraverso il modeling, le modalità di intervento in gruppo.

Certificazioni

Al completamento della frequenza verrà rilasciato l’attestato di frequenza in:  Mental Training & Coaching

E’ inoltre possibile per il partecipante avere nell’attestato anche la specificazione del percorso di approfondimento scelto.

  • Business Coaching
  • LifeCoaching
  • Sports Coaching

Destinatari

Persone, sportivi, insegnanti, professionisti, genitori, manager.

Durata e luogo di svolgimento

Il corso dura circa 8 mesi, con attività formative organizzate in fine settimana didattici (1 WE al mese).

 

Date 2013 (Montegrotto Terme – PD)

 

Date Master in Mental Training & Coaching

  • 23-24 feb
  • 23-24 mar
  • 19-20-21 apr
  • 25-26 mag
  • 22-23 giu
  • 19-20-21 lug

 

Organizzazione e metodologia didattica.

La metodologia didattica è organizzata in modo da stimolare nel partecipante un processo di apprendimento creativo-emozionale attraverso il coinvolgimento e l’integrazione dei vari sistemi rappresentazionali, dei diversi stili e delle fasi di acquisizione ed elaborazione dell’esperienza.

Il processo di apprendimento è di tipo teorico-pratico e si sviluppa attraverso la comprensione delle radici di ogni tematica affrontata di volta di volta (il perché), la presentazione approfondita delle nozioni in grado di formare la conoscenza (il cosa), la sperimentazione dei risvolti applicativi (il come) e dei possibili sviluppi e implicazioni future attraverso lo studio di casi concreti (il se).

Sono previste le seguenti attività didattico-formative:

  • esercitazioni
  • role play
  • film didattici (visione dei film, feedback con integrazioni teorico-metodologiche, interazione di gruppo, modeling degli esempi di successo)
  • lezioni frontali
  • sperimentazione diretta delle procedure e delle tecniche che si svolgerà attraverso

l’esperienza personale, l’approfondimento teorico, l’apprendimento dell’intervento, della valutazione e del feedback, le sessioni di coaching di gruppo.

Sono previste inoltre testimonianze di sportivi di elite, manager o professionisti che hanno particolarmente distinto la propria capacità di coltivare il potenziale personale, al fine di esaminare le dinamiche mentali e comportamentali da essi adottati, ed apprendere le best-practice riproducibili nel coaching.


Iscrizione 2013
: € 1.500 più iva

Per informazioni e iscrizione:

Dott. Lorenzo Manfredini. Psicologo – Psicoterapeuta – Trainer di Counseling – Giornalista.

Cell.  328 7049684

www.apneaconsapevole.com

manfredinilorenzo@gmail.com

Dott. Daniele Trevisani. Consulente e formatore aziendale, studioso di psicologia manageriale e potenziale umano, cui ha dedicato numerosi libri e articoli, applicato al coaching aziendale in oltre 200 imprese, e al coaching sportivo con campioni mondiali di diverse discipline marziali.

http://www.studiotrevisani.it e blog http://studiotrevisani.wordpress.com/ – email visibile direttamente sul sito o contattabile tramite form sul blog

Cr. Armando Lombardi. Counselor Sportivo -Trainer e Supervisor. Docente di Counseling a Orientamento Corporeo Naturopatico, già Docente a Contratto presso Scuola dello Sport del CONI  Centro Olimpico Acquacetosa Roma e Coordinatore Attività Area Psicologica Nazionali Azzurre di Apnea. Trainer di Mental Coaching in Stage con componenti della Nazionale Azzurre di tiro con l’Arco Istintivo; Mental Coach di Atleti Nazionali del Nuoto di Gran Fondo e con Atleti di Endurance.

Cell.  333 6340073

armandolombardi1@virgilio.it

Sette giorni, sette mesi, sette anni – a te scegliere

Sette giorni, sette mesi, sette anni

 

Il futuro si costruisce.

Tu hai la responsabilità di costruire il tuo. Non sperare che altri lo facciano per te.

Tu hai la responsabilità di lasciare il mondo migliore di come l’hai trovato, o di provarci. Non sperare lo facciano solo gli altri.

Se non senti questa responsabilità, in questo mondo non meriti di starci.

Ma non pretendo che questo messaggio, così duro, sia per forza già presente in te o nelle persone che ti stanno vicine. In realtà, si tratta di un messaggio antico, di una saggezza arcaica, che oggi la civiltà del consumo di massa e del torpore mentale cerca costantemente di far passare per utopia.

Per cui, nessuna meraviglia se questo messaggio non è molto diffuso.

Molti politici e industriali – mentalmente malati – inquinerebbero il mare dove i propri nipoti dovranno nuotare. O persino quello dei figli.

Molti viaggiatori gettano rifiuti dalle auto pensando che tanto quella strada non è la loro. Chi sporca il mondo sporca la propria casa. Prima o poi ripasseremo dappertutto. Prima o poi quello che abbiamo fatto nella vita verrà visto. Non importa credere nel Giudizio Universale, perché questo giudizio è la coscienza planetaria diffusa, che si sta affermando sempre più, prima in una elite di pensatori, poi in numerosi gruppi di influenza, quindi nella politica sana, e sempre di più nelle masse.

Semi di questa coscienza sono in ciascuno di noi. Alla nascita, ogni essere umano ne è dotato. Ogni bambino sorride nel vedere un volto. La crescita può corrodere questi semi, o invece lasciare che sboccino. Spetta a te dargli da bere, coltivarli, farli crescere.

Occorre recuperare questa antica saggezza.

Ad esempio, tra gli Indiani d’America, un saggio Indiano, Oren Lyons, Capo degli Onondaga, scrive[1]:

“Guardiamo avanti, perchè uno dei primi compiti che ci è dato da assolvere come capi, è di pensare che ogni decisione che prendiamo dobbiamo mettere al primo posto il suo impatto futuro sul benessere e sulla salute della settima generazione a venire .” “E la settima generazione? Dove li stai portando? Cosa avranno?”[2]

Possiamo apprendere tanto da questa antica sapienza.

Come staremo tra sette giorni dipende già da come inizieremo ad alimentarci oggi e a fare attività fisica. I progetti cui staremo lavorando tra sette mesi devono essere pensati oggi altrimenti non si verificheranno mai. Cosa saremo tra sette anni dipende da alcune scelte che possiamo iniziare a fare oggi. E sette anni, arrivano in fretta.

Salvo eccezioni, tra 7 anni potrai essere un lardoso ammasso di materia inutile, o un essere attivo e fisicamente potente. Dipende tutto da come scegli di alimentarti e dal regime fisico cui intendi sottoporti.

Tra 7 anni potrai essere ridotto ad una ameba mentale, pronto a cliccare su qualsiasi link ti passi davanti, o essere mentalmente lucido, selettivo, cosciente, impegnato su più fronti appaganti in sfide che ti danno il gusto di svegliarti la mattina. Salvo asteroidi e catastrofi, dipende soprattutto dalle tue scelte. Lo stile di vita che intendi adottare ti forgerà, nel bene o nel male. Lo stile di pensiero che intendi adottare farà di te l’ameba o il pensatore, la vittima o il guerriero.

E ancora, se ogni governante delle nazioni più potenti pensasse come gli Irochesi, smetteremo di distruggere, di fare strade di asfalto e auto alimentate a benzina, e viaggeremo tutti tra 7 anni su auto volanti alimentate ad idrogeno o fonti rinnovabili.

Trarremo ogni energia possibile dal sole, dal vento, dal mare, e vivremo in pace gli uni con gli altri.

È ingegneristicamente possibile, completamente e assolutamente avverabile. Manca solo la saggezza per farlo.

L’egoismo impedisce ai governanti medi di guardare oltre, se non a cosa poter rubare durante il proprio mandato, o quali vantaggi procurare a se, ai propri familiari o al proprio clan politico. Anche l’egoismo è una catena mentale. E può prendere chiunque.

Le catene sono tantissime, ma le puoi spezzare. Puoi vivere nella luce, sconfiggere il buio. Il buio di vite “non-vissute”, in cui si è costantemente prigionieri di maschere, di falsità, di circostanza, di ruoli che non sono né propri, né veri, gente che non lascerà nessun segno se non una striscia di veleno o qualche traccia tossica. Non è così che deve andare.

La strada verso la verità e la pienezza è però piena di ostacoli, il primo dei quali è la “paura della luce” dopo essere stati per anni al buio. La purezza fa paura perché abbaglia.

Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio.

La vera tragedia della vita è quando gli uomini hanno paura della luce. (Platone)


[1] Wikipedia online, 2012, voce “Seven generation sustainability”, Wikipedia Foundation.

[2] An Iroquois Perspective. Pp. 173, 174 in American Indian Environments: Ecological Issues in Native American History. Vecsey C, Venables RW (Editors). Syracuse University Press, New York

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Testo Copyright by Dr. Daniele Trevisani, Formatore e Coach per lo Sviluppo Personale e dei Team. Anteprima editoriale dal volume di Daniele Trevisani “Personal Energy”.

L’urlo delle tue voci migliori. Ascoltale. Lascia perdere il resto.

Ascolta le tue voci migliori. Lascia perdere il resto.

Se è vero che siamo in viaggio, sorge una domanda. Cosa vorresti dire di aver fatto al termine di questo viaggio?

In altre parole, quando arriverà un giorno in cui ti guarderai indietro, cosa vorresti vedere? Cosa ti farà sentire pieno di onore? E non parlo dell’”avere” materiale, ma di quanto hai tentato di fare.

La maggior parte delle persone vive al buio. Il buio di una mancanza di orientamento, il buio di un senso della vita labile, smarrito, confuso.

Il buio della non conoscenza di chi potresti essere se solo riuscissimo a spezzare le catene. Quali catene? Ce ne sono tante. Tutti ne abbiamo.

Ne cito solo alcune: la catena della cultura di appartenenza che ti dice cosa mangiare e cosa non mangiare, come vestirti e come non vestirti, cosa è bene pensare e cosa non è bene pensare.

Nasci in una cultura che ti offre preconfezionata una religione, un gruppo etnico nel quale identificarti, e persino dei “cattivi” da odiare. Poi ci pensi bene, e ti accorgi che molti cattivi non lo sono (basta guardare ai primi film sugli Indiani d’America contro i Cowboy, in cui gli indiani erano dipinti come i cattivi e i Cowboy come gli eroi, grande bugia storica).

Piano piano scopri che molti, tra i buoni, sono dall’altra parte del pianeta e non li conosci nemmeno. E scopri anche che la “bontà” non si concretizza necessariamente in persone fisiche, ma in modi di pensare, e a volte te ne accorgi troppo tardi.

La catena dell’auto-castrazione fa il resto: pensare di non avere “il fisico” o “la testa” per fare certe cose, o ascoltare le persone che ti demoralizzano o non credono in te, impedisce persino di iniziare a darsi delle possibilità.

Ascolta le tue voci migliori. Lascia perdere il resto.

Serve uno scatto di orgoglio. Iniziare a pensare che lo puoi fare. Puoi lavorarci sopra. Puoi allenare il corpo e la mente. Puoi guadagnarti le capacità e competenze per potenziare il fisico e fare tanto per allenare la mente.

 

Essere deboli non è utile a nessuno. Anni di diseducazione hanno confuso la pace con la debolezza, la cortesia con l’accettazione dei soprusi.

Grande falsità.

La forza, se direzionata verso fini e cause importanti come la difesa dei deboli, la formazione e l’educazione, è un valore.

Finché abbiamo il tempo, finché abbiamo questo dono, finché la natura ce lo permette, usiamo questo privilegio raro.

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Testo Copyright by Dr. Daniele Trevisani, Formatore e Coach per lo Sviluppo Personale e dei Team. Anteprima editoriale dal volume di Daniele Trevisani “Personal Energy”.

Ma sapevi che siamo nel Colosseo, o no? La sfida del pensare come liberi lottatori.

Siamo nel Colosseo. La sfida di pensare come liberi lottatori.

Anteprima editoriale di Daniele Trevisani, dal libro in costruzione

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Nel Colosseo dell’antica Roma, la vita poteva finire in pochi secondi durante una battaglia, o portare gli schiavi alla libertà.

Siamo tutti ancora in un grande Colosseo.
Al posto di spade e pugnali, abbiamo la mente e la parola.
I nostri nemici: bugie, falsità, ignoranza, prepotenza. E viaggiano con con alcuni buoni compari: Sistemi clientelari, raccomandazioni ad incapaci, perdita di meritocrazia, perdita di senso della vita, unite alle promesse dei “venditori di facilità” (lotterie, politicanti, truffatori, etc) che vogliono distrarti, mentre tu invece dovresti combattere per la tua libertà, con ogni briciolo della tua forza.
Come nostri più potenti strumenti, e come ogni lottatore, è bene imparare ad usare queste armi e capire verso chi usarle veramente.
Dobbiamo lottare attivamente e non arrenderci perchè i nemici contro cui lottare sono tanti: fame dei bambini del terzo mondo, apatia occidentale, perdita di coraggio, perdita di obiettivi, sfruttamento, abbruttimento dell’essere umano, degrado dell’ambiente, perdita del lato umano e nobile della vita.
Possiamo rendere vero il futuro nel quale ci sposteremo nel pianeta liberamente, con nuovi mezzi di trasporto. Il futuro in cui l’energia sia libera e l’informazione vera. I
l futuro in cui ogni luogo del mondo sia visitabile senza mine e senza paure. In cui ogni uomo del mondo sia fratello di ogni altro uomo del mondo.
Dobbiamo conquistare la nostra libertà e batterci per i nostri sogni. Non arriveranno da soli, per magia.
Dobbiamo capire che la nostra battaglia per la libertà oggi è ancora più che mai reale. La libertà di pensare, di essere, riappropriarsi del piacere di ricercare, di costruire un nostro sogno, di pensare da uomini liberi.

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copyright Daniele Trevisani, anteprima editoriale

Sapevi che siamo nel Colosseo, o no? La sfida del pensare come liberi lottatori.

Siamo nel Colosseo. La sfida di pensare come liberi lottatori.

Anteprima editoriale di Daniele Trevisani, dal libro in costruzione

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Nel Colosseo dell’antica Roma, la vita poteva finire in pochi secondi durante una battaglia, o portare gli schiavi alla libertà.

Siamo tutti ancora in un grande Colosseo.
Al posto di spade e pugnali, abbiamo la mente e la parola.
I nostri nemici: bugie, falsità, ignoranza, prepotenza.
Come nostri più potenti strumenti, e come ogni lottatore, è bene imparare ad usare queste armi e capire verso chi usarle veramente.
Dobbiamo lottare attivamente e non arrenderci perchè i nemici contro cui lottare sono tanti: fame dei bambini del terzo mondo, apatia occidentale, perdita di coraggio, perdita di obiettivi, sfruttamento, abbruttimento dell’essere umano, degrado dell’ambiente, perdita del lato umano e nobile della vita.
Possiamo rendere vero il futuro nel quale ci sposteremo nel pianeta liberamente, con nuovi mezzi di trasporto. Il futuro in cui l’energia sia libera e l’informazione vera. I
l futuro in cui ogni luogo del mondo sia visitabile senza mine e senza paure. In cui ogni uomo del mondo sia fratello di ogni altro uomo del mondo.
Dobbiamo conquistare la nostra libertà e batterci per i nostri sogni. Non arriveranno da soli, per magia.
Dobbiamo capire che la nostra battaglia per la libertà oggi è ancora più che mai reale. La libertà di pensare, di essere, riappropriarsi del piacere di ricercare, di costruire un nostro sogno, di pensare da uomini liberi.

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copyright Daniele Trevisani, anteprima editoriale

Attivare e potenziare le energie mentali: lo stato psi­co­e­nergetico e la preparazione psicologica

© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.

Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Il Potenziale Umano: metodi e tecniche di coaching e training”, Franco Angeli editore, Milano.

Jules: Per me è troppo stare insieme a te!

Hilary: Fammi capire… stare con me è troppo cosa?

È… troppo divertente? O troppo intenso? Troppo bello?

Jules: Richiede troppa energia.

Dal film: A time for dancing, di Peter Gilbert

Raggiungere il proprio potenziale non è solo materia muscolare o di sviluppo fisico. Anzi, vi sono attività nelle quali il supporto biologico e fisico è soprattutto latente, agisce in background, e predomina ampiamente la presenza di energia mentale e motivazionale.

Tra queste, le professioni prettamente intellettuali, o la prestazione didattica-educativa, o ancora le micro-prestazioni quali gestire una riunione tra manager, o l’atto dell’ascoltare un cliente, un collega, un familiare. In tutte queste situazioni, e in molte altre, le energie mentali sono fondamentali.

Anche nelle prestazioni più prettamente fisiche, come correre, lottare, combattere, o saltare, il grado di motivazione e le energie mentali addizionali possono fare la differenza tra una prestazione standard e una prestazione eccellente. La voglia di fare è più potente di qualsiasi integratore.

Le energie mentali si attivano ampiamente sul fronte delle relazioni interpersonali. Anche stare con una persona richiede energie. Nei rapporti umani vi sono storie che logorano e consumano energie, altre che ne danno, altri ancora che innescano forti flussi di scambio reciproco, e numerose sfumature intermedie. Servono energie anche per incontrare le persone.

In ogni attività umana la componente fisica rimane importante ma comunque il supporto biologico non è condizione sufficiente ad esprimere performance: è una condizione necessaria, ma non l’unica parte della ricetta.

Le attivazioni fisiche sono diverse, impegnando maggiormente il sistema cognitivo e relazionale nell’attività manageriale, e il sistema muscolare e respiratorio nel caso di azioni ad alta fisicità. Tuttavia, nessun manager può permettersi di non respirare, e nessun pugile può permettersi di non pensare. Sono dati di fatto. Corpo e mente funzionano bene solo in sinergia.

Mentre il supporto bioenergetico è decisamente variabile, il supporto motivazionale deve essere presente in ogni situazione nella quale si richieda sforzo, impegno, dedizione, presenza mentale.

Il senso della psicoenergetica è quindi orientato a cogliere la componente non fisica della performance e del wellness.

La prestazione umana è ampiamente condizionata dal fatto di sentirsi “su di morale” o “giù di morale”, pieni di “voglia di fare” oppure svuotati, “carichi” o “scarichi”. Una scarsa condizione psicoenergetica si traduce in senso di stanchezza psicologica, apatia, perdita di vitalità, incapacità di reagire o di fare.

Esistono certamente collegamenti importanti tra energie biologiche e energie mentali. Ad esempio, la condizione di insufficienza di zuccheri e di ossigeno nel sangue conduce ad una diminuzione della capacità di ragionamento. Il nutrimento biologico della mente è indispensabile per farla funzionare. Ma se la benzina è di scarsa qualità, il motore andrà male.

I tentativi goffi di accrescimento delle energie mentali agendo esclusivamente tramite la via biochimica, dimenticando il lato esistenziale, sono distruttivi. Gli interventi chimici vanno distinti da quelli esistenziali.

Curare l’infelicità con le medicine, o generare motivazione con una pillola non sono lo scopo di una via umanistica per le performance e il potenziale.

Ridurre tutto a chimica e fisica (riduzionismo psicofisiologico), impedisce di ragionare seriamente sul piano spirituale della vita. Negare un livello di valutazione esistenziale e filosofica dell’essere umano impoverisce l’analisi.

I rimedi farmaceutici finalizzati a risolvere il fattore “energie mentali” su un piano puramente biologico (sostanze psicoattive e psicofarmaci) sono da tempo considerati approcci insufficienti. Sono utili a spegnere incendi, non a creare felicità vera, lavorano sul sintomo e non sulla radice esistenziale di un disagio o della motivazione. E nemmeno possono durare a lungo.

Come evidenzia Jung, è molto riduttivo accettare una concezione materialistica…

secondo la quale la psiche sarebbe il prodotto delle secrezioni del cervello, come la bile lo è del fegato. Una psicologia che concepisca ciò che è psichico come un epifenomeno farebbe meglio a chiamarsi “fisiologia cerebrale” e ad accontentarsi dei modestissimi risultati che offre una psicofisiologia del genere1.

Un’eccellente condizione psicoenergetica vede la persona lucida, “su di morale”, carica di energia e – nel campo professionale – creativa, concentrata, produttiva, più saggia, meno vittima degli umori, e, nel campo fisico, desiderosa di esprimere tutto il suo corpo nell’azione, vogliosa di fare, di sudare, di correre, saltare, lottare, muoversi, e di amare.

Le stesse attività che possono dare gioia (es.: correre, nuotare, giocare, fare una vacanza, stare con amici) diventano fonte di dolore se affrontate con livelli di energie mentali basse e in condizioni di umore negativo.

Sviluppare energie mentali elevate è un nostro obiettivo, ancora più sfidante rispetto al piano di lavoro delle energie fisiche, poiché lo stato di avanzamento delle conoscenze scientifiche sul funzionamento della mente è meno evoluto rispetto a quello sul corpo.

Il lavoro sulle energie mentali può essere avviato in un coaching ma diventa poi responsabilità della persona farlo diventare normalità, con un impegno essenzialmente quotidiano, continuativo, determinato dalla volontà di una progressione. Come evidenzia un classico di Jung:

Per progressione s’intende anzitutto l’avanzamento quotidiano del processo psicologico di adattamento. Come è noto, l’adattamento non si raggiunge mai una volta per tutte…2.

Jung affronta, già nel 19283, i problemi dell’energia mentale, cercando (almeno concettualmente) di distinguere l’energia vitale dalla forza vitale. Secondo Jung l’energia vitale rappresenta un concetto soprattutto biologico, mentre la forza vitale sarebbe una specificazione di un’energia universale.

Possiamo o meno essere d’accordo, tuttavia il lavoro pionieristico di Jung avanza temi di frontiera e pone domande ancora non risposte, sulle connessioni tra energie biologiche e mentali, e su come accrescere l’“energia vitale”.

Ciò che sappiamo è che le energie mentali elevate non sono analizzabili in modo riduzionistico (solo biologicamente): esiste il tema delle condizioni esistenziali (e non solo biologiche), ad esempio una buona autostima e la fiducia in sé, il supporto degli altri, avere vicino persone sincere che ci apprezzano anche nei nostri difetti e non ci giudicano in continuazione, o il giocare un ruolo che si sente a pieno come proprio, tratti che non vogliamo esaminare solo sotto il profilo biochimico ma richiedono un intervento di analisi esistenziale.

Dobbiamo quindi comprendere che lo sviluppo delle energie mentali richiede il frutto congiunto di una analisi fisica delle condizioni biologiche dell’organismo (condizione bioenergetica) abbinata ad una analisi esistenziale dell’individuo.

1 Jung, C. G. (1928), Energetica Psichica, Boringhieri, Torino, p. 48 (traduzione italiana, edizione 1970), p. 20.

2 Ivi, p. 48.

3 Ibidem.

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Sintomi evidenti, auto-anestesia, e asintomaticità: quando il bisogno di cambiamento si nasconde

© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.

Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, Franco Angeli editore, Milano.

La psicologia del cambiamento ha bisogno di motori psicologici che spingono il soggetto ad accendersi, a voler cambiare. I motori sono correlati alla percezione corretta di sintomi o segnali che fanno divampare o acuiscono l’urgenza di agire.

Affinché la percezione corretta avvenga, devono funzionare correttamente i meccanismi di attenzione selettiva (sapere a cosa prestare attenzione, e farlo) e di interpretazione (correlare un dato percettivo a qualche stato che lo genera, o causa). Se manca la percezione del sintomo, mancherà la motivazione ad agire.

Intendiamo con sindrome asintomatica il problema che consiste nel non percepire i sintomi che dovrebbero invece determinare l’accensione dei propulsori psicologici e mettere in moto l’azione.

Vogliamo distinguere innanzitutto tra motori risolutivi e motori evolutivi.

I motori risolutivi si accendono in genere in seguito ad una crisi, al rimanere “scottati” da un problema che mette in discussione lo stato attuale e apre nella persona il problema del “non poter andare avanti così”. Questi motori risolutivi attivano meccanismi di problem solving che possono portare ad azione finalizzata alla rimozione del problema.

Una fonte ulteriore di energia psicologica per il cambiamento viene dal “fuoco sacro” della ricerca, o dalla volontà di riscatto e di successo, dal bisogno di risultato. Questi motori evolutivi attivano meccanismi di goal-settin

Desideriamo aprire un problema evidente, legato soprattutto alla presenza/assenza o percezione/non percezione di “sintomi” che possono far avviare uno dei due, o entrambi i propulsori.

Le patologie o disfunzioni possono essere distinte in sintomatiche o asintomatiche. Le patologie sintomatiche producono forti segnali fisiologici e psichici. Le patologie asintomatiche non emettono invece segnali udibili (in senso lato), percepibili dal soggetto.

Dal punto di vista del soggetto che le vive, le patologie possono essere colte e correlate ai sintomi, oppure i sintomi possono essere alquanto evidenti ma rimossi dalla propria attenzione (cecità verso i sintomi, blindness). g, di finalizzazione verso il risultato.

Nelle aziende si coglie immediatamente, se visto dall’esterno, una enorme mole di sintomi di disorganizzazione (es.: muri non ridipinti da molti anni, e altri segnali deboli) ma la continua immersione nell’ambiente non consente più a chi lo vive di accorgersene, si forma una sorta di anestesia verso il sintomo.

Anche una persona obesa, se intervistata, può non accorgersi del proprio stato di patologia o non considerarlo tale e urgente, la “pancia” può divenire un normale stato del proprio essere, cui abituarsi, non un sintomo urgente di uno stile di vita patologico sul quale intervenire immediatamente.

Una patologia sintomatica e percepita muove verso l’azione. Una carie che produce mal di denti è un tipico caso di patologia sintomatica la cui presenza può rendere la vita così difficile da rendere impossibile qualsiasi altra attività. Questo porta la persona a cercare di risolvere il problema addirittura in giornata. Il sintomo doloroso in altre parole “salva” la persona dalla procrastinazione (posticipare l’impegno verso la risoluzione). La sua assenza lo inganna.

Altre patologie, come tassi di colesterolo elevati nel sangue, non creano dolore fisico, non danno evidenti problemi al soggetto nella vita quotidiana “normale”, finché qualche evento (a quel punto gravissimo), come un ictus o infarto, fa esplodere i problemi latenti. Gli stessi identici meccanismi avvengono per le patologie organizzative. Sia per le casistiche personali che in quelle aziendali, possiamo distinguere diverse situazioni:

  1. attribuzione corretta: le patologie esistenti sono percepite e correlate a sintomi in modo corretto, le misure intraprese sono adeguate;

  2. falsi positivi: percepire sintomi di patologie che non esistono (falsificazione addittiva); spesso i sintomi riguardano altre sfere cui viene a mancare il collegamento corretto.

  3. sovrastima dei sintomi: percepire sintomi, a cui viene attribuita una importanza eccessiva (allarmismo ingiustificato);

  4. sottostima dei sintomi: percepire sintomi, a cui si attribuisce tuttavia poca importanza, mentre essi ne meriterebbero di più (tranquillità ingannevole);

  5. falsi negativi: non percepire sintomi per patologie che invece esistono (falsificazione negativa), non attribuire a qualche dato di realtà la natura di sintomo e quindi di problema;

  6. percezione offuscata: quadri di sintomatologie che compaiono e scompaiono, disagi di natura vaga cui non si riesce a collegare un nesso preciso e univoco.

Il disegno di seguito evidenziato1 ci presenta un caso di percezione distorta e offuscata: percepire linee distorte ove esse sono in realtà perfettamente lineari.

Uno dei temi fondamentali delle regie è di affrontare il problema della asintomaticità o distorsione percettiva delle patologie esistenti, nell’individuo o nell’organizzazione, per “accendere” le attenzioni delle persone verso problemi prima non avvertiti o mal riconosciuti. L’utilità di questa operazione è enorme, sia per salvare vite che per salvare il destino di organizzazioni o aziende.

Il sintomo – prima ignorato perché non conosciuto – viene portato a galla da opportuni sistemi di misurazione e rilevazione, che richiedono di affinare le nostre capacità di attenzione e percezione.

Nella figura di seguito esposta è presente la testa di una mucca1, qualcosa che la nostra mente non riesce a distinguere, se non si viene aiutati a trasformare i “sintomi” (input sensoriali) in forme comprensibili.

Cogliere sintomi e riconfigurarli, ricomporli, non è ancora sufficiente. L’individuo potrebbe continuare a perseverare nello stato esistente, per mancanza di dolore collegata al sintomo (dolore fisico, o dolore organizzativo).

È a questo punto che devono intervenire tecniche di attualizzazione del bisogno, finalizzate alla produzione di consapevolezza: portare allo stato attuale (qui ed ora) un bisogno posticipato. Il fatto di portare un bisogno da un futuro lontano o sfumato, ad un presente attuale, porta la persona ad agire. Le tecniche comprendono un insieme di manovre psicologiche e comunicazionali, come le azioni di visualizzazione guidata, tecniche psicodrammatiche, anticipazione di stati futuri, e qualsiasi altro strumento che rompa la stasi, creando invece urgenza verso il cambiamento. Apprendere queste tecniche richiede una forte competenza che può derivare solo da un training adeguato.

Le tecniche di attualizzazione sono una delle sfide più forti che la psicologia del cambiamento deve trattare nelle ricerche future su come rendere efficace un percorso, sia esso terapeutico o di consulenza e formazione.

Specularmente, le tecniche di acutizzazione del bisogno di goals si prefiggono di lavorare con la stessa filosofia di fondo su persone che non sentono come urgente un bisogno di darsi goal e obiettivi.

Ribadiamo che esiste un forte problema etico sia nell’usarle che nel non usarle. Acutizzare bisogni senza che questo porti benefici al soggetto (o peggio lo danneggi) non è etico. Allo stesso tempo è ancora meno etico lasciare che un cliente si autoinganni, e la asintomaticità finisca per ucciderlo (non metaforicamente, ma realmente, se parliamo di casi medici) o i problemi organizzativi nascosti finiscano per uccidere l’organizzazione (farla fallire, far perdere i posti di lavoro, distruggere il sostentamento di intere famiglie). Su questi aspetti serve una presa di coscienza in tutti gli operatori seri e impegnati.

1 Per una dimostrazione, vedi sito www.studiotrevisani.it/HPM1 sezione illusioni ottiche.

1 Fonte: Eyetricks.com

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Rilevazione e smontaggio dei prototipi

© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.

Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, Franco Angeli editore, Milano.

Vediamo il caso in cui un gruppo di dirigenti stia negoziando quale sia la modalità migliore per sviluppare le proprie risorse umane e motivarle. Un esempio di prototipo errato che inizia a circolare nella riunione può essere “qui non bisogna fare della teoria ma della pratica”. Il portatore del prototipo in questo caso è l’Amministratore Delegato.

Questo prototipo può venire espresso in molti formati, ad esempio:

  • una pseudo-citazione da Napoleone: “sa qual era la strategia di Napoleone: tutta azione!”;

  • frasi ad effetto: “io voglio vedere attività, voglio azione, non mi interessa la teoria”; “quello che conta è la rapidità”;

  • attacchi diretti: “state perdendo tempo a discutere di piani e strategie, tutta teoria, il bilancio a fine anno non si fa con la teoria!”.

Questo prototipo è errato poiché nessun intervento su una organizzazione complessa può fare a meno di una qualche forma di teoria.

Un prototipo mentale errato richiede la ricerca di un contro-prototipo alternativo e sostitutivo. Ad esempio il contro-prototipo diventa: “agire senza teoria significa procedere senza una mappa di dove si stia andando”. Affermare che un bilancio di fine anno non dipende da teorie significa affermare che non esiste nemmeno una “teoria del bilancio aziendale” fatta di costi meno i ricavi, e che ciascuno dei fattori ha a sua volta dei sub-fattori. Le teorie, anche se latenti, sono indispensabili per poter decidere dove agire bene.

Quando un prototipo disfunzionale come “agite senza teoria”, un cataclisma mentale di questo tipo – si propaga all’interno dell’impresa – esso può arrivare a permeare tutta l’organizzazione, con ricadute disastrose.

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