Gli effetti positivi delle immissioni di energie sui livelli di performance e di aspirazione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Il metodo HPM come strumento per accrescere le energie

In termini di psicologia positiva notiamo che l’immissione di energia in una qualsiasi cella può apportare maggiori energie al sistema, e quindi riflettiamo sul fatto che esistono molteplici modi e strade, enormi opportunità, per poter accrescere le energie personali e fare coaching e formazione di qualità.

La liberazione da una catena, o “togliere un sasso dal proprio zaino”, può aprire le strade della volontà per una scalata ulteriore. In generale, le immissioni di energie in un certo stadio aumentano il livello di fiducia in se stessi, autostima e percezione di autoefficacia. Aumenta il senso di libertà.

Le osmosi energetiche portano ad una maggiore propensione dell’indi­viduo verso l’assunzione di rischio positivo, di accettazione di sfide che prima il soggetto riteneva impensabili o troppo pericolose. Per rischio positivo intendiamo azioni che non siano minate da un livello di aspirazione malato, superumano e maniacale, condotte col cuore ma anche con la ragione.

I livelli di aspirazione sono decisamente correlati alle energie circolanti.

Gli studi scientifici di Bresson individuano il livello di aspirazione come “il risultato che un soggetto si dà per un fine da raggiungere, in un compito che ammette diversi gradi di realizzazione”[1].

A bassi livelli di energie personali corrispondono bassi livelli di aspirazione. Le energie si abbassano drasticamente, e i compiti o goal che l’individuo sente di poter gestire si richiudono sempre più entro una nicchia, sino ad implodere, se la tendenza non viene invertita.

Quando mancano le energie, ogni rischio assume sembianze mostruose, persino lo scendere in strada, o l’incontrare altre persone. Al contrario, forti osmosi energetiche positive (contaminazioni positive tra energie fisiche, mentali, competenze, volontà) conducono alla voglia e consapevolezza di poter accettare sfide e rischi superiori, persino lanciarsi con un paracadute, o condurre una operazione chirurgia al cervello (per un medico), o accettare la sfida di avere figli in un mondo difficile (per ogni genitore), o iniziare a pensare di potersi laureare, per qualcuno che aveva rinunciato a questa idea non sentendosi all’altezza, e tante altre occasioni di crescita.


[1] Bresson, F. (1965), Rischio e personalità. Il livello di aspirazione, in Trattato di Psicologia Sperimentale, a cura di Paul Fraisse e Jean Piaget (1978), Einaudi, Torino, p. 458. Edizione originale: Traité de Psychologie Expérimentale. VIII. Langage, communication et décision, 1965, Presses Universitaires de France, Paris.

Per questo motivo, nel metodo HPM, quando i canali per introdurre energie sono bloccati da un certo lato (poniamo i valori, o le competenze), è possibile sia teoricamente che concretamente aggirare questo ostacolo. Potremo partire dalla base delle energie fisiche, o da altri canali aperti o apribili, per incrementare le energie totali del sistema. È un lavoro sperimentato e funzionante nella pratica, di cui troviamo crescente supporto teorico.

Avviare il lavoro, e sbloccare i meccanismi, è più importante che fare un lavoro ingegneristicamente perfetto ma – nei fatti – solo teorico, vuoto.

L’effetto di trascinamento e di osmosi positiva avrà riverberi anche sugli altri stati altrimenti inaccessibili per via diretta.

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Mettere in moto le energie

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Aumentare le energie positive per lo sviluppo del potenziale

Il bisogno forte verso il quale muoviamo è mettere in moto le energie delle persone verso fini importanti.

Rantolare nel dolore non è bene. Adagiarsi su quanto ricevuto da altri non è bene. Il bene è cercare un progresso, sia esso un progresso interiore (ricerca spirituale) o tecnico (innovazione) o una performance.

Questo lavoro non tocca solo gli “altri”, ma chiunque, anche noi direttamente. Come sostiene Sant’Agostino, ci stupiamo spesso per i fenomeni naturali e la loro bellezza, viaggiamo per cercarli, ma a volte non consideriamo noi stessi mete degne di altrettanta attenzione ed esplorazione.

Quando una persona si limita a fare su se stessa poco più dell’ordinaria manutenzione, vive senza passioni, con energie ridotte rispetto a ciò che potrebbe essere. Probabilmente in cielo qualcuno soffre per questo.

Dare fuoco alle passioni è invece importante, credere in una causa, trovarla, volere un progetto, desiderare di dare un contributo, evolvere, progredire, migliorarsi.

Non è banale pensare che chi agisce per aiutare le persone a produrre risultati e crescere – come un coach, un formatore, un insegnante, un terapeuta, un consulente, un manager, ma anche un padre, una madre, un fratello – sia eroico, sia guerriero di una causa giusta.

Serve uno sforzo per fare sinergia tra i messaggi ispirativi, evocativi, le esperienze dirette, i dati delle ricerche e quelli che derivano dall’accademia.

Se siamo sufficientemente aperti, i messaggi portati da persone diverse non faranno paura ma aiuteranno solo a riflettere, sebbene possano provenire da religioni che non ci piacciono, da persone che non apprezziamo, da scuole accademiche o sistemi di pensiero a noi antitetici o lontani.

Impariamo ad osservarli comunque come stimoli su cui riflettere, tracce di pensiero di altre menti con cui abbiamo la fortuna di confrontarci liberamente, mantenendo la nostra autonomia di giudizio. Per questo, quanto più varie sono le fonti, tanto maggiore diventa la possibilità di un confronto ricco e produttivo.

Proponiamo questo messaggio che deve far riflettere sulla pienezza del potenziale umano e sul vero senso delle performance.

Vivi la vita

La vita è un’opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila.

Inno alla vita
di Madre Teresa di Calcutta

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Dedicato a chi sa ascoltare…

(c) Daniele Trevisani, rielaborato dal volume Il Potenziale Umano

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Questione di attimi

L’allenamento a cogliere le energie positive della vita parte dalle frazioni di secondo, e da li può proseguire ed estendersi come un virus positivo sino a brani sempre più lunghi.

Ad esempio, nelle arti marziali, una singola sequenza ben portata può essere enorme fonte di piacere se ci si concentra sul flusso psicofisiologico che essa produce. Oppure, una serie di sollevamento di pesi di 20 secondi, portata sino al dolore muscolare (la ricerca del pump) può essere vissuta come una esperienza mistica, spirituale, sensazioni di corpo che brucia, secondi di vita, secondi di omaggio alla fisicità e al dono di esistere, venti secondi fino al cedimento, sentire il corpo che agisce, il sangue che circola, la potenza biologica al lavoro, il collegamento a sensazioni spirituali di enorme valore. Al contrario, gli stessi 20 secondi possono essere vissuti come una noiosissima, faticosa, pallosissima inutile sfacchinata che solo un deficiente farebbe, gratis per giunta.

Immaginiamo la differenza di energie mentali che si possono trarre da quei venti secondi. La vita è piana di brani come questi, e non devono essere per forza estremi o necessariamente fisici.

Lo stesso vale nei rapporti umani. La perfezione per una donna o uomo, verso il proprio rapporto coniugale o sentimentale, può voler dire che deve esistere una persona, una persona soltanto, superumana, capace di darci contemporaneamente e sempre tutto: amore, affetto, comprensione, supporto emotivo (farci da contenitore emotivo), empatia, sesso, piacere fisico estremo, bellezza, poesia, ma anche razionalità, analisi, supporto materiale.

ragazza che ballaQuesta creatura superumana dovrebbe essere portatore di serenità sempre, esserci sempre, non assentarsi mai, né darci mai dispiacere, curare i nostri dolori esistenziali, condividere con noi tutte le sfumature della vita, di ogni giorno, ogni nostro disagio, ogni nostra speranza.

Vi sono persone che possono darci attimi di infinita comprensione e dolcezza, o di profondissima empatia, uno scambio di energie, sentimenti, passioni, anche in pochi sguardi e parole, e spesso noi chiudiamo le porte a questo per paura, o perché non accettiamo che questo possa avere un termine.

Come degli assetati disidratati nel deserto umano fatto di una enorme aridità nei rapporti veri, di mutilazione delle emozioni della vita, diventiamo persone che non accettano una borraccia di acqua perché in realtà vorrebbero una intera botte d’acqua, anzi un treno di botti, o meglio, una portacontainer di botti, anzi ancora un bastimento intero di portacontainer cariche di treni carichi di botti. E ancora di più se possibile.

L’egoismo porta all’incapacità di bere anche una piccola succosa goccia e uccide le energie mentali.

La persona ideale è un container d’acqua, ma di container in giro se ne vedono ben pochi. In realtà esistono somme di momenti, esistono finestre di sensazioni (sensation windows), esistono tante gocce d’acqua in ogni angolo del pianeta e nel fluire dei tempi personali.

La persona ideale non esiste per sempre, ma possono esistere finestre in cui una parte di questo stato si materializza. Molte persone chiudono la finestra e basta, non potendo avere fiumi in piena, non bevono nemmeno.

Non accettano il fatto che sia una finestra e non una condizione destinata a durare all’infinito. Niente è infinito e perenne.

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(c) Daniele Trevisani, rielaborato dal volume Il Potenziale Umano